Il referendum appena terminato nell'ex Kanato dell'orda d'oro ha reso la penisola dei tatari ufficialmente territorio russo. Esulta mister Putin, mentre la coppia Merkel-Obama annuncia pesanti sanzioni.

Mimi e Gogò, rossi per l'invidia, vorrebbero farci credere che si tratta di illecito internazionale, ma giuridicamente parlando non è proprio cosi. Il termine giuridico preciso nel diritto internazionale è “distacco”.

Con tale definizione si intende il passaggio da parte di un territorio da uno stato all'altro. Si differenzia dalla “secessione” che invece vuole indicare la formazione di uno stato nuovo in quel territorio, il quale in precedenza sottostava alla sovranità di un altro stato. In entrambi i casi non ci sarebbe nulla di illegittimo perché nel diritto internazionale una norma consuetudinaria, posta nel rango più alto della gerarchia delle fonti, intende tutelare il principio di autodeterminazione dei popoli.

Tale principio, oltre essere sancito sulla Carta dell'ONU e nei Patti delle Nazioni Unite sui diritti umani, è stato ripreso dalla Corte Internazionale di giustizia, seguita da alcune risoluzioni dell'Onu, quando si è trattato il tema della Palestina. Terra quest'ultima, che avrebbe tutti i diritti di essere stato sovrano e libero da prevaricazioni esterne, anche se purtroppo nessuno interviene nel concreto per rendere reale un tale diritto.

Un esempio un po diverso di “distacco” ci viene dalla cessione di un territorio, la quale fu attuata proprio dai predecessori di Barak quando ancora nella “modernissima” America i suoi parenti africani avevano ancora un valore di 3/5 dei bianchi. Comprarono l'Alaska proprio dagli odiati russi dello Zar per il prezzo di 7000.000 di $ circa. Neanche fosse l'acquisto di un palazzo, le bandiere russe furono ammainate a favore di quelle a stelle e strisce, con tutte le conseguenze imposte alla popolazione di quella enorme distesa di ghiaccio che dovette in fretta e furia imparare lingua e cultura diverse, senza neppure sapere perché e per come.

Visti i precedenti dunque, le motivazioni per cui “BarakAngela” non ha apprezzato il distacco della penisola dall'Ucraina, prossima all'adesione all'UE dopo la cacciata di Ianukovich, sono sicuramente da ricercarsi altrove. Juan Josè Valdes responsabile delle mappe per l'Istituto geografico americano, National Geographic, in un intervista rilasciata al Corriere Della Sera ha spiegato: “noi rappresentiamo le situazioni di fatto, mappiamo il mondo cosi come è e non come la gente vorrebbe che fosse”. Ma chi sarà questa gente di cui parla Valdes?

A giudicare dal referendum ci sembra che per la maggiore vive lontano dalla Crimea, ma è li che al momento coltiva progetti di egemonia politico economica.  Qualche tempo prima del trattato di Lisbona, nel quale si voleva annunciare la nascita della costituzione europea, in Olanda e Francia un referendum ha sonoramente bocciato l'Euro. Il sospetto sempre più forte è che oggi un referendum con lo stesso quesito caccerebbe a pedate l'impero dell'Unione Europea e sopratutto la sua moneta unica anche da tante altre parti d'Europa.

Nel Veneto, per esempio, il referendum informale indetto negli ultimi giorni ci comunica che i veneti vorrebbero addirittura staccarsi dall'Italia stessa, figurarsi dall'Europa!!  Un nuovo stato che da Palazzo Ducale riporti Venezia agli antichi albori della repubblica, che con le sue navi e il suo Ducato d'argento conquistava il mondo. Oggi il Ducato sarebbe sicuramente svalutato rispetto all'euro perché la zecca veneziana dovrebbe stamparne a iosa. Ma forse è proprio questa la ricetta giusta per mettere alla porta la crisi che da alcuni anni ci attanaglia sempre più forte. La ricetta di un piatto che la strana coppia “BarakAngela” proprio non digerisce, appurato che un euro forte fa  comodo ad entrambi.

Ad Angela, per favorire la sua economia improntata sull'esportazione di beni del settore del lusso. A Barak perché, sparito l&