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Le foto sono state scattate a Ussana. Un piccolo paese ai piedi del Parteolla in mezzo al quale tanti anni fa scorreva il Rio Flumineddu. Dopo una tremenda alluvione si decise di deviarne il corso, perciò si costruì un canale che costeggia il paese di cui si può osservarne uno scorcio nelle foto.
Vi starete chiedendo, come direbbe Di Pietro, “che ci azzecca” la mamma di Cleopatra con il canale di Ussana? Per rispondere dobbiamo fare un passo indietro e ricordare il novembre scorso, quando Olbia ed altre località della Sardegna sono state colpite da un alluvione che ci ha lasciato in eredità morti e devastazione. Ormai da decenni i media sono soliti battezzare questi eventi climatici cosi distruttivi. Questa volta le è stato dato il nome di Cleopatra, la famosa regina dell'antico Egitto. Sarò sincero, non conosco il nome della mamma della bellissima regina, anche perché figlia di Tolomeo, il faraone “puttaniere”, del quale si narra, che concepì la famosa regina con una sconosciuta concubina.
La mia è quindi solo una banale, quanto ironica metafora per parlare della causa che ha “concepito” il disastro dello scorso novembre. Le foto rappresentano lo stato di abbandono in cui versa il canale che evidentemente non è stato sottoposto ai necessari lavori di pulizia e manutenzione. Cosi che anche questo piccolo paese alle porte di Cagliari rischia un’inondazione se una bomba d'acqua dovesse piovergli addosso.
A chi attribuire dunque le responsabilità per la mancata prevenzione? Il sindaco evocherà senz'altro il famigerato “patto di stabilità”, il quale ormai da tempo risuona tristemente nei palazzi comunali di tutto il bel paese. Il paradosso è che l'Unione Europea ufficialmente mette a disposizione dei suoi paesi membri, tra i quali l'Italia, una serie di risorse che dovrebbero permettere investimenti strutturali in grado perfino di far riprendere l'economia, oltre che permettere di intervenire alla radice per evitare i disastri di cui sopra.
Purtroppo dico “dovrebbero” perché se con una mano si offrono soldi, con l'altra vengono ripresi immediatamente con gli interessi. Cosi è per il divieto di oltrepassare quel fatidico tetto della spesa pubblica del 3% nel rapporto deficit/pil, il quale in tempi diversi, veniva sforato allegramente dai tedeschi cosi tanto precisi sopratutto quando si parla degli italiani.
E' cosi anche nel momento in cui l'Europa ci chiede di tagliare la spesa pubblica, che per “grillini” e “cavallettari” in ascolto, non significa solo stipendi dei politici, ma anche e sopratutto investimenti pubblici che generano migliaia di posti di lavoro, impiegati con stipendi che vengono spesi a favore dell'economia reale e imprese e famiglie che acquisiscono quella liquidità, la cui mancanza è all'origine della storica crisi che attraversiamo.
Cosi per tornare là da dove siamo partiti, il sindaco di Ussana continuerà, come tanti suoi colleghi, a subire le invettive dei suoi concittadini per le buche nelle strade, per le vie mai asfaltate, per le aiuole non curate e per i canali mai ripuliti. Solo che se pure con le auto impolverate o con ammortizzatori da sostituire i suoi concittadini con buche e strade polverose ci possono pure convivere, con un eventuale futuro “Marcantonio” non si capisce se la stessa vita sarà garantita. La realtà infatti, ci dice che si discute delle cause solo dopo i passaggi dei vari cicloni, mentre con l'arrivo del bel tempo i sindaci, stretti dalla morsa della spending review, accantonano il problema sperando che il buon Dio faccia sempre piovere da un'altra parte.
Lo stesso sindaco “ussanese” ed il suo partito nel loro sito web ipotizzano la realizzazione di una riserva ambientale e naturalistica sul rio Mannu perché diventi un pilastro portante per il rilancio turistico del territorio, con una “spesuccia” di appena 200 milioni di euro che il patron della BCE