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La Sardegna non è solo quella delimitata dal perimetro territoriale, ma anche quella rappresentata in tutto il mondo dai sardi che hanno lasciato l’Isola e che non vogliono mai abbandonarla. Insensibili verso il legame che amplifica i confini della nostra terra, sono spesso le istituzioni pubbliche, messe in ombra da una classe politica non sempre sollecita verso le aspettative di tutti i conterranei, ovunque essi siano. Una latitanza lunga quanto la stessa storia dell’Isola è quella che riguarda i trasporti da e per il continente. Si tratta di una piaga ancora lontana da una tanto agognata soluzione.
Insomma, eliminare le situazioni di svantaggio causate dallo stato di insularità continua a essere un miraggio. Intanto, però, tra le Regioni d’Italia, la Sardegna è quella che paga più a caro prezzo il suo isolamento, mentre ha diritto di essere messa in condizioni di equità, a partire appunto dai trasporti, rispetto a tutte le altre. Ai mancati vantaggi, derivanti da un’ emarginazione atavica, corrispondono ancora situazioni da catastrofe evidenziate ancora di più nel periodo che stiamo vivendo, mortificato da una crisi economico-finanziaria epocale. Le imprese falliscono, il turismo cala a picco, licenziamenti a pioggia e giovani senza lavoro. Questo è il quadro drammatico di una realtà che sembra senza ritorno. Gli unici punti di appoggio e di speranza sono diventati la determinazione, l’orgoglio e la fierezza che sono nel dna della nostra gente, che però non può essere lasciata sola e abbandonata a se stessa.
Anche per questo, per sentirsi più uniti e meno soli, è necessario tenere le fila della Sardegna nel mondo. Il punto di partenza per la ripresa sarà sempre l’immagine che sapremo dare di noi stessi dentro e fuori dall’Isola. Sotto questo aspetto, le nostre comunità, a partire dalle più piccole, sono in pieno fermento culturale. Vogliono mostrarsi, anche con i fondamentali recuperi dei centri storici, sempre più belle verso se stesse e gli altri. La comunicazione, a tutti i livelli, è tra gli elementi che giocano un ruolo decisivo. E’ il collante senza il quale non si riuscirà a dare l’idea concreta di una Sardegna senza confini, così come vogliamo che sia.
In questo senso, una grave battuta d’arresto, si è avuta con la perdurante mancanza di collegamenti satellitari delle televisioni sarde. Era l’unico modo, per i sardi lontani dall’Isola, di avere e di sentire la Sardegna in casa. Sui due temi dei trasporti e della comunicazione via satellite, il deputato Mauro Pili, non demorde. Sono note le sue battaglie contro la Tirrenia e le compagnie navigazione aerea. Pili chiama in causa le istituzioni regionali e statali, complici di una latitanza che offende tutti i sardi, ovunque si trovino. Il suo ultimo attacco è alla Giunta regionale, colpevole, secondo il parlamentare, di non aver rifinanziato il ripristino dei collegamenti satellitari delle televisioni sarde. I risultati stanno lì a dimostrare che Pili ha condotto finora le sue battaglie senza un sostegno politico apprezzabile, neppure da parte del suo partito, peraltro, ripudiato recentemente per accasarsi col gruppo misto della Camera dei Deputati e dedicare il suo impegno totale a “Unidos”, movimento tutto etnico da lui stesso costituito.