T. è un piccolino di tre anni, un’esplosione di vivacità e tenerezza insieme. La storia d’amore tra i suoi genitori si è conclusa ed è iniziato un incubo che sembra non finire mai. Mario Naclerio ha 33 anni è di origini campane, ma per motivi di lavoro è residente nella provincia di Bergamo. Per riavere un rapporto con suo figlio, il 25 dicembre 2021, davanti alla sede della cooperativa Solidalia di Romano di Lombardia (Bergamo), incaricata da 17 comuni Lombardi per la gestione della tutela dei minori, ha cominciato lo sciopero della fame in segno di protesta.

Sardegna Live ha accolto le sue parole

“Il mio è un gesto di protesta estrema, sono una persona onesta, non ho mai fatto del male a nessuno. Dopo la separazione dalla mia ex compagna non sono più riuscito ad avere un rapporto col mio bambino” la sua voce lascia trasparire disperazione e rabbia.

Da quanto tempo non vede suo figlio?

“Non vedo mio figlio dal 27 luglio 2021, dopo il decreto dei giudici che stabilisce la videochiamata in presenza di un operatore come unico modo per poterlo vedere. Tutti i problemi sono iniziati quando la mia ex compagna ha deciso di lasciare Bergamo per tornare nella sua città d’origine e portare con sé il bambino. Non ero sposato con la madre di mio figlio e quando ho deciso di interrompere la nostra relazione si sono susseguiti una serie di spiacevoli avvenimenti e la mia vita è diventata qualcosa che non riesco neanche a definire con un termine appropriato, provo un dolore immenso nel vedere che mi vengono ostacolati i rapporti con mio figlio. Sto perdendo la speranza e la fiducia in tutto il sistema perché neanche le sentenze dei tribunali sembrano avere un valore. Intanto mio figlio cresce e io non ho nessun legame con lui”

Quali sono gli ostacoli che le impediscono di vedere il bambino?

“Nelle videochiamate che mi sono state concesse, il ramo materno non rispetta le decisioni dei servizi sociali a salvaguardia del mio diritto di visita e tali comportamenti non vengono valutati con obiettività dagli stessi Servizi Sociali. Queste ostacolazioni avvengono sempre prima delle udienze, ricordo il fatto avvenuto il 2 luglio 2021, sotto gli occhi dell'educatrice preposta a gestire le videochiamate, quando sono stato minacciato di avere gravi conseguenze se avessi registrato la videochiamata non rispettando le disposizioni dei Servizi Sociali, mentre dall’altra parte tutto è lecito. Purtroppo si usano due pesi e due misure e si dimostra di mettere in pratica pregiudizio e differenza di genere, come avvenuto per l'asilo ad esempio, dove mi è stato impedito anche il colloquio con le maestre. Si ignora ogni aiuto da parte del tribunale incaricato del caso, mi sento profondamente tradito e abbandonato. Sono una persona onesta non riesco a capire perché non posso vedere mio figlio crescere, ogni minuto senza di lui per me è una pugnalata al cuore”

Le motivazioni della madre del bambino per questo comportamento?

“Dopo la separazione la madre ha portato il bambino in Sicilia mentre io lavoro a Bergamo. Più volte sono andato da lei per vedere mio figlio,  ma mi concedono al massimo due ore suddivise in due giorni, quando io arrivo a Marsala la domenica sera e vado via il giovedì mattina. Ho proposto alla madre di pagarle viaggio e alloggio qui a Bergamo per permettermi di stare con il piccolo, però ha sempre rifiutato. Appena è andata via mi ha ripetuto più volte (tramite chat e a voce al telefono) che se mi fossi rifatto una vita non avrei mai più rivisto mio figlio: “tu fai il padre come e quando decido io, a Bergamo non ci torno perché non ti voglio vedere con le altre donne”.

Si è rivolto ai Servizi Sociali, ha avuto l’aiuto che sperava?

“Purtroppo, nonostante una sentenza che dava loro l’incarico di vigilare attentamente, di incentivare e agevolare i rapporti tra me e mio figlio, i Servizi Sociali non sono stati di alcun aiuto concreto. L’unica possibilità di vedere il bambino è attraverso le videochiamate, ma gli orari in cui sono libero dal lavoro non sono mai presi in considerazione. Molto spesso ho fatto l’impossibile per assecondare le decisioni della madre del bambino e degli Assistenti Sociali e poter essere disponibile agli orari stabiliti da loro, ma alla fine durante le videochiamate ci sono sempre state scorrettezze: TV accesa con i cartoni animati, che naturalmente, catturano tutta l’attenzione del bambino impedendomi ogni comunicazione con lui, a volte il telefono diventa un unico schermo nero perché il bimbo non viene seguito nei suoi movimenti; incontri saltati per impegni improvvisi della controparte; scuse assurde per qualche minuto di ritardo nei collegamenti. Tutto questo davanti all’educatrice del CAF di Romano di Lombardia preposta da Solidalia. Insomma ho solo 60 minuti con mio figlio, due volte a settimana (60 minuti che per un motivo o per un altro si riducono sempre a molti meno, a volte 30 secondi) ma, la nonna ritiene siano troppi. È stato stabilito che non ci deve essere nessuno durante la videochiamata con il mio bambino, tuttavia questo non viene rispettato. Ad oggi, nonostante conoscano le mie disponibilità, i Servizi  Sociali non hanno ancora riattivato le videochiamate, anche se fino a metà agosto la mamma e la nonna materna del bambino insieme all’educatrice sono andate avanti a farle senza di me (il decreto a tale proposito stabiliva l’attivazione di una nuova modalità che di fatto non è mai stata avviata, ignorando totalmente l’intervento del Tribunale). Nessuno mi ha contattato in merito a questo dal 25 luglio. A quanto pare il pregiudizio è molto più forte delle sentenze dei tribunali. Neanche l'intervento dell'associazione FLAGE (Figli liberi dalla alienazione genitoriale) con la relazione di una criminologa che ha esaminato i video a disposizione e ha spiegato l'alienazione in atto ai Servizi Sociali, ha potuto aiutarmi in modo concreto. Continuerò la protesta sulla mia panchina blu per il diritto alla bigenitorialità, su cui ho scritto ogni abuso o scorrettezza subita. Denuncerò pubblicamente fino a quando avrò respiro, sperando nel mio piccolo, di cambiare un sistema che non riguarda soltanto me, con loro ho scoperto cos'è il vero inferno: la ripetizione continua degli stessi comportamenti”.

Cosa le è rimasto nel cuore l’ultima volta che ha visto il bambino?

“Quello che più mi è rimasto nel cuore e per cui provo automaticamente dolore è stato vedere come mio figlio, al secondo incontro in presenza in due anni e mezzo, ha dimostrato di sentire il mio amore e di amarmi incondizionatamente. In quell'ora d'aria che mi hanno concesso ha scelto di voler accanto solo me,  abbiamo giocato al parco sullo scivolo e per pulirsi le manine sporche di cioccolato chiamava solo papà : “no, deve farlo papà!”. Vederlo correre da me con quella salviettina e guardarmi con quegli occhi stupendi è stata una dura prova per il mio cuore. È servita tutta la mia forza di volontà per non piangere e lasciare neutro quel momento. Solo questo mi rimane di mio figlio, una salviettina che conservo gelosamente”