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Mi chiamo Francesco Cocco, sono di Nule (SS), imprenditore di 29 anni. Vivo ad Hamburg da un anno e mezzo, e attualmente collaboro con altre persone che si prodigano già da anni nell'aiutare i nuovi “migranti italiani”, giovani e meno giovani, sia a trovare sistemazione abitativa, che lavorativa.
Con queste persone, abbiamo composto un team di sei persone: Eleonora Cucina, Marco Bertazzi, Fiammetta Santucci, Francesco Bonsignore (neo-eletti al COMITES di Hannover, organo di rappresentanza degli italiani all'estero), Paolo Moriconi (gestore ed amministratore del gruppo Italiani ad Amburgo, punto di riferimento per tutti gli italiani che vivono ad Amburgo), Leonardo Vaccina ed io (amministratori del gruppo facebook Cerco/offerte lavoro Amburgo, altro importante punto di riferimento per chi giunge qui nella città anseatica).
Questo team si propone e si prodiga per cercare di migliorare, la vita degli italiani che decidono di emigrare in Germania. Ci siamo, infatti, resi conto che è presente un problema annoso, forse eredità della parte peggiore della nostra italianità, il lavoro sommerso. Abbiamo quindi sentito la necessità di riunirci per cercare di portare il problema allo scoperto, e abbiamo redatto un documento (vedi sotto) che verrà posto all'attenzione del Console Italiano ad Hannover, per coinvolgere anche le istituzioni italiane qui presenti e per premere su di esse affinché ci affianchino nel combattere questa piaga.
In Germania al contrario che in Italia, è molto meno comune il lavoro nero, ma i gestori italiani di attività commerciali, in special modo quelle legate al settore della ristorazione, fanno leva sull'ignoranza di chi viene, che quindi gioco forza dell'inesperienza e della mancanza della conoscenza linguistica, si affidano ad essi non preoccupandosi della assoluta illegalità e situazione di sfruttamento che viene poi a crearsi.
Il nostro scopo quindi è quello di cercare di informare il più possibile, chi in patria cerca una via d'uscita dalla crisi, e sceglie di emigrare.
Lo stato tedesco mette molte “armi” a disposizione dei lavoratori, ed è importante che vengano acquisite dagli stessi, per far fronte agli eventuali problemi che vengono a crearsi. La lotta al lavoro nero, innanzi tutto che essere un dovere civico, è un dovere morale, in quanto non toglie solo risorse economiche al lavoratore, ma vengono costretti a ritmi di lavoro assurdamente pesanti, 12 ore di lavoro (se non di più) per sei giorni alla settimana, in alcuni casi per tutta la settimana, con la gentile concessione della “mezza giornata” di riposo, con una paga di circa 4 euro l'ora o forse meno. Ciò è sia inaccettabile, che paragonabile a vera e propria schiavitù.