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Chi non conosce la storiella del pastorello che, per superare la noia, si divertiva a mettere in allarme l'intero villaggio, per la presenza del lupo? Tutti i suoi compaesani accorrevano preoccupati per la sorte del pastorello, il quale nel vederli arrivare si sganasciava dalle risate. Dai oggi e dai domani, finché un giorno il lupo arrivò per davvero pappandosi l'intero gregge del giovane burlone, al quale ormai più nessuno credeva.
In quest'autunno 2015, dal clima che alterna giornate estive a cicloni tropicali, le allerte meteo in codice rosso diramate in Sardegna sono già state quattro, di cui una poi revocata. Alcune località sarde sono state colpite seriamente dal disastroso maltempo, ma la maggior parte non lo sono state affatto. Un caldo sole splendeva sui tetti di tanti paesi dove, per precauzione, sono state chiuse scuole e uffici pubblici. Tra questi il capoluogo sardo, il quale nella giornata del 28 settembre scorso, a sentire le previsioni, sarebbe stato colpito da un cataclisma mai visto prima. Risultato finale? Tutti i dipendenti comunali, gli insegnanti e gli studenti si sono ritrovati al Poetto a prendere la tintarella.
Anche in altri Comuni del cagliaritano l'allarme è stato diramato per tutte e quattro le giornate. Le precauzioni non sono mai troppe in questi casi. Ma, ci chiediamo, perché chiudere le scuole quando queste si trovano in un cucuzzolo che magari è il punto più alto del paese?
A Pirri, importante frazione cagliaritana, il sindaco ha deciso per la chiusura del mercato civico in tutte le quattro giornate incriminate. I gestori dei box però, dovevano conoscere bene la favola del pastorello burlone, cosi dopo la terza allerta senza pioggia hanno deciso per l'ammutinamento. Hanno rifiutato la serrata, occupato il mercato ed aperto gli esercizi al pubblico in barba alle ordinanze scarica-responsabilità. Il sabato è il giorno cruciale per il loro bilancio e dunque non hanno voluto rinunciarvi. Inoltre, dicono gli esercenti, il mercato che il primo cittadino voleva chiudere, in altre occasioni ha accolto gli alluvionati proprio perché si trova in una zona al riparo dagli allagamenti.
La sensazione è quella che, anziché impegnarsi sulle criticità geologiche o strutturali, sia meno dispendioso chiudere la baracca e lasciare tutti a casa. Con buona pace dell'economia, della didattica scolastica e degli impegni dei cittadini.
Nel frattempo molti canali restano intasati dalle canne e molti ponti sarebbero da ricostruire seguendo criteri anti-esondazione. Ah già, dimenticavo il patto di stabilità...