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L'attesa è finita! È Alessandro Mannarino che inaugura il ciclo di eventi del 2024 nella Città del Sole.
L'evento, organizzato da “Le Ragazze Terribili” (artefici di collaudate e riuscitissime iniziative in tutta l'isola -ultimo Elio e Le Storie Tese-) in collaborazione con Shining Production, è andato sold out in poche ore. È stata quindi programmata una seconda replica, il 6 gennaio che ha incontrato la stessa (buona) sorta della prima!
Le storie degli altri, i frammenti di vita, uno sguardo sull'esistente e sul vivere, tanta poesia tra le parole accostate con cura tra le maglie di un pentagramma: sono queste le prerogative di Mannarino, artista che mette a fuoco scampoli di umanità, fotografando una realtà multicolore che passa dal vissuto interiore al pensiero che scorre, affondando negli anfratti senza luce per scavare nelle profondità delle emozioni dove l'amore si muove tutto e crea suggestioni.
Alcuni passaggi del grande spettacolo - concerto sono veri e propri pezzi di teatro: Mannarino alla chitarra regala poetici monologhi in romanesco, ricordando un po' il grande Califano oppure, nella drammatica “Pagliaccio”, il mitico Petrolini. Il suo repertorio, scandagliato in 5 produzioni discografiche dal 2009 al 2021, offre istantanee di rara sensibilità:
“Ho raccolto le mie lacrime e c'ho fatto una pozione. Lascio sul comò perché ti possa dissetare”, dice in Tevere Grand Hotel , trasportandoci in una storia onirica e tragicomica, di ubriachi e zingari innamorati. Partendo dalle sonorità e dai ritmi della musica popolare italiana, Mannarino condisce il proprio mondo con elementi di musica balcanica e gitana, citazioni Felliniane ed evoluzioni circensi.
Il cantautore, classe 1979, è uno degli interpreti più interessanti del panorama artistico italiano: compone, suona, canta, racconta, genera armonie, comunica, incanta e riempie la scena, accompagnato da sei musicisti di valore (3 donne e 3 uomini). che “viaggiano” con lui.
Cosa fare davanti a difficoltà e insicurezze di una relazione contornata da calore e tenerezza, ma anche da dolore e nostalgia? Starsi zitti ( Statte zitta! ), perché -secondo Mannarino- non si possono realmente capire le emozioni dell'altro. Tuttavia, il legame che unisce non può essere spezzato, e allora… perché non fuggire assieme in una barca fatta di fiori o d'argento?
Quello di Cagliari è un concerto perfetto in due atti, una vera e propria festa che anima il teatro gremito che balla sulle canzoni che scorrono intense e veloci, tra voci intonate in un unico coro dal pubblico in delirio che canta con lui.
Le corde di Mannarino disegnano passaggi, liberano pensieri in un racconto intimo e unanime nel contemporaneo, dialogano con la sua musica che lega e trasferisce sensazioni. Perché non siamo nati per stare nel dolore .
Ogni momento di questo concerto è una suggestione. Il pubblico lo recepisce e diventa il vero protagonista, lasciandosi trasportare.
Quando sono con te, non so più chi sono perché ("Me so 'mbriacato"): altro tassello che incide, esplorando l'esperienza inebriante di essere innamorati, i sentimenti e le emozioni travolgenti che ci pervadono quando siamo soli col partner.
Questa persona fa perdere al narratore il senso di sé, come se il resto del mondo svanisse, come se in quell’attimo si toccasse un pezzo di infinito coi piedi per terra e la testa lassù nel nuvoloso Iperuranio.
Due ore camminano senza sosta e sembravano volare, ma il finale concesso nel bis offre l’apice della bellezza con Bar della rabbia e, soprattutto, l’intensa Vivere la vita che per Mannarino “è come fare un grosso girotondo”.
C'è, infatti, il momento di stare su e quello di cadere giù nel fondo. E allora avrai paura, perché a quella notte non eri pronto. Al mattino ti rialzerai sulle tue gambe e sarai l'uomo più forte del mondo.