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“La Pulzella D'Orleans”, questo il nomignolo attribuito alla ragazzina che nel XV° secolo riusci a ribaltare le sorti della Francia, la quale pareva ormai cedere al cospetto di Edoardo I, Re d'Inghilterra. Alla testa di un contingente dell'esercito francese, Giovanna D'Arco contadina analfabeta, riusci nell'intento di porre fine alle ostilità che ormai perduravano da quasi cento anni. Possiamo soltanto immaginare l'invidia dei colleghi maschi dell'epoca, i quali si vendicarono mandandola al rogo attraverso la santa inquisizione. All'epoca, il 1429, erano ancora rari i parlamenti, cosi che parlare anche solo di suffragio universale era assolutamente avveniristico, figuriamoci di quote rosa.
Circa un secolo prima nasceva in Sardegna una bambina destinata a diventarne l'incontrastata regina: Eleonora D'Arborea. Figlia del Giudice Mariano IV di Arborea, ideatore della Carta de Logu, Eleonora pareva destinata a pizzi e merletti nel lussuoso focolare del marito Brancaleone Doria. La morte prematura del fratello Ughetto, un sovrano conservatore assassinato dai suoi stessi sudditi stufi delle sue angherie, la porta dritta dritta sul trono lasciato improvvisamente vuoto. Anche allora di quote rosa manco a parlarne, anzi la signora Serra Bas si trovò sul trono solo quale reggente del figlio maschio ancora minorenne. Il quale morto prematuramente senza neppure conoscere le responsabilità da giudice, fu prontamente sostituito da Eleonora con un bimbo concepito non si sa con chi. Il “cornutazzo” che era assente sia al momento dell'amplesso che in quello della nascita perché incarcerato dagli aragonesi suoi ex alleati, al suo rientro fu felicissimo della strategia adottata dalla moglie per salvare il trono, tanto che riconobbe il figlio come suo e ringraziò la consorte per essere riuscita a liberarlo. Il prezzo della libertà fu la cessione di un bel “fazzolettone” di terra sarda ai suoi carcerieri. La tremenda vendetta del marito contro gli ex alleati non si fece poi attendere, ma non si può certo dire che la condottiera sarda sia rimasta a guardare in sua assenza. Se escludiamo Cagliari ed Alghero, con lei alla guida siamo riusciti ad essere uniti per una volta in un unico vessillo nazionale.
Nel 1558 salì al trono d'Inghilterra Elisabetta I, figlia di quello sciupafemmine di Enrico VIII° famoso per lo scisma con la chiesa di Roma. Anche la nuova Tudor aveva una gran voglia di comandare, ma prevalse sul parlamento di Westmister con l'astuzia anziché con l'arroganza o la prepotenza del padre. Anche lei infatti violò ripetutamente la Magna Charta e i diritti concessi dal suo predecessore Giovanni “senza terra”, ma lo fece utilizzando l'influenza sul parlamento passando attraverso i membri a lei fedelissimi eletti nei “Borghi Putridi” inglesi.
Il codice civile francese, voluto fortemente da quello spilungone di Napoleone, è conosciuto per il primato nel tempo, oltre che per aver influenzato gran parte del diritto privato mondiale. Se su quest'ultimo punto possiamo essere d'accordo, sul primo invece dobbiamo smentirlo. Maria Teresa D'Austria fu infatti la prima a codificare il diritto privato con il suo Codex Teresianus del 1787. Il quale è pur vero che non ebbe lo stesso successo di quello francese, ma solo per ragioni multietniche del territorio dove venne applicato e per la mancanza di semplicità nell'espressione che invece il “generalissimo” fece adottare per il Code Napoleon del 1804.
Rosa Parks era invece una attivista nella lotta contro l'apartheid. Nel 1955 salita sul pulman che la riportava a casa, non trovò posto a sedere nella parte riservata ai neri. Così la signora di colore ebbe la brillante idea di sedersi in un sedile riservato ai bianchi, scatenando l'ira razziale di questi ultimi. L'autista dovette fermare il pulman e chiamare i poliziotti che arrestarono la donna. La corte suprema degli Stati Uniti, dopo le varie vie d'impugnazione, arrivò a giudicare il caso ribaltando le ottocentesche pronunce, le quali sino a quel momento sol