La curiosità è una brutta bestia, va addirittura oltre l’immaginario collettivo e ci spinge a chiederci quali attività riempiranno il quotidiano dell’ormai ex papa Bendedetto XVI°.

Conoscendo la fama mondiale di questo grande teologo presumiamo che Joseph impieghi il suo tempo a pregare, a leggere, a scrivere memorie o futuri testi che, comunque vada, resteranno negli archivi storici di mezzo mondo. Parrebbe però da alcune indiscrezioni che l’emerito dedichi un pochino del suo tempo anche a coltivare l’orticello del suo piccolo podere collocato proprio al centro di Roma. Cosi che il gossip si domanda se le patate coltivate da Ratzinger saranno di tipo dolce o “amaro”.

Ebbene si, ammetto a  questo punto che il titolo intendeva solo attrarre la curiosità del lettore, ma l’argomento è più serio di quanto si possa immaginare. Credo di poter dire che, a prescindere dalla varietà che il nostro pianterà, il risultato di questa attività non possa che definirsi amara, considerando che sostituisce impegni decisamente più importanti per i destini dell’intero pianeta.

 

L'11 febbraio 2013 il mondo si è svegliato con la notizia delle dimissioni di papa Ratzinger. Un evento più unico che raro, considerando che i rarissimi e antichissimi precedenti raccontavano storie e motivazioni ben diverse. Quello più recente risale a circa 700 anni or sono quando Costantino V era stato “piazzato” sul soglio pontificio solo perché i suoi elettori presi per stanchezza, dopo due anni si erano rotti di stare in conclave, cosi che vollero trovare una sistemazione di passaggio. Trovato dopo pochi mesi un sodalizio che ha dato vita ad un “vero” papa, Costantino fece le valige e partì. O per meglio dire fuggì, considerato che le "cattive lingue", in una versione storica non ufficiale, vogliono il suo successore Bonifacio VIII° quale mandante del foro che casualmente si trovò nel cranio dell'ex papa.

 

Certo il diritto canonico prevede tal soluzione, che poi è quella che ha permesso all’ormai papa in pensione di uscire di scena. Ma siamo sicuri che una norma di legge basti a giustificare una scelta cosi lontana da un idea di fede, la quale rimane convinta che tutto sia deciso da Dio e non dagli uomini? Il suo predecessore pur vecchio, stanco e soprattutto depredato nelle sue decisioni da un male incurabile, non ha scelto la sua strada ma quella che anche altri leader politici più affermati scelgono: quella dello stare in sella ad ogni costo. Nel caso di questi ultimi certo, ci sarebbe tanto da discutere: molti stanno in sella perché essendo carismatici fungono da collante, altri solo perché il collante ce l'hanno sul fondo dei pantaloni per non staccarsi dalla poltrona. Ma il caso di un leader spirituale è ben diverso da quello di un capo popolo se pur importante questo sia. Il “Pietro” della terra è stato posto in cattedra da Dio e solo Dio può deciderne la fine del suo mandato. Questo pensa una parte di fedeli. Questo sospira quella frangia di cristiani che tale scelta storica non approva.

Di contro i più strenui difensori sostengono la necessità della scelta per il bene della chiesa. Cosi che verrebbe quasi da pensare che vi siano fedeli cristiani e fedeli “chiesali”. I primi che pensano più a Dio che alla chiesa, i secondi che vedono nella chiesa l’unica strada che porta alla pace eterna di Gesù. Verrebbe inoltre da pensare che i primi siano credenti non proprio definibili “bigotti” mentre i secondi siano quelli che la chiesa la compongono o comunque la vivono quotidianamente. E invece no. La spaccatura esiste anche nei ranghi interni della Santa sede tanto che il cardinale di Cracovia Monsignor Stanislaw Dziwisz ha esclamato: “dalla croce non si scende”. E allora ? Posto che le vere motivazioni che Ratzinger porta a favore della scelta non ci è dato saperle, quali possono essere le ragioni che spingono i “chiesali” ben pensanti a sostenere una tale storica decisione? Forse per ignoranza, magari per ingenuità non saprei rispondere. L’unica risposta che mi sovviene è