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"Mi resta solo un dente e cerco di riavvitarlo" è il titolo dello show che qualifica la ripresa delle attività come band, nel tour autunnale che ieri ha infiammato il Teatro Massimo di Cagliari e che oggi scalderà l'attesissima data in programma al Teatro Comunale di Sassari, organizzato dalla cooperativa Le Ragazze Terribili e Roble Factory.
Un video psichedelico, un gioco di voci ('Unanimi") e un'ovazione sono il preludio al brano con cui nel 1996 si classificano secondi, aggiudicandosi il Premio della Critica intitolato a Mia Martini: "La terra dei cachi".
Il livello è chiaro fin da subito: assistere ad un loro concerto equivale a concedersi una sosta nel tempo, è come aprire una parentesi per lasciarsi andare in uno spazio animato dalla fantasia musicale, dal talento indiscusso, dalle trovate "complici" di una compagnia che mette in scena un sogno a colori particolarmente "agitato", surreale se vogliamo, ricco di battute ad effetto e geniali intuizioni.
La loro forza è proprio riuscire a far penetrare in profondità una apparente leggerezza stilistica ma pregna di contenuti importanti e mai scontati. Il pubblico in sala è partecipe, canta, accompagna e scandisce il ritmo con le mani, esulta, acclama, si lascia travolgere dall'impeto di una formazione che nasce nel 1980 per volontà di Stefano Belisari, in arte Elio.
La nostra Isola ha visto diverse volte Elio impegnato in più progetti: "Ci vuole orecchio", portato anch'esso a Cagliari e a Sassari, dove il cantautore canta e recita Enzo Jannacci, ma soprattutto la collaborazione con gli Istentales ed i Tenores di Neoneli (da cui è nata, tra le altre cose, li successo "O Sardigna"). Nel 2018 Elio e le Storie Tese annunciano il Tour d'addio, che li vede infiammare le più importanti città italiane.
La tappa nella città del Sole fa... risplendere i successi più amati: "Parco Sempione", "Uomini col borsello" "Supergiovane", "Walzer transgenico" e "Servi della gleba" vengono intervallati, come i brani a seguire, da episodi in prosa, poesie, sketch, monologhi, battute e letture dissacranti e a tratti demenziali, sul filo di un'ironia e a cavallo di un sarcasmo che contagia e diverte.
"Storia di un bellimbusto" e "Urna" non mancano all'appello, così come la scatenante "Born to be Abramo", pubblicato nel 1990, che miscela la canzone di Modugno con "Resta con noi Signore la sera", oltre al "Born to Be Alive" di Patrick Hernandez, "Esci dalla tua terra" e la disco di Sylvester.
Con la regia di Giorgio Gallone, li collaudato sodalizio annovera oltre al frontman milanese (che sfoggia con fierezza pantaloni corti e bretelle per le calze!) anche Faso, Cesareo, lo strepitoso Christian Meyer con i suoi virtuosismi alla batteria, Vittorio Cosma, Jantoman, Paola Folli e l'applauditissimo Mangoni, con i suoi travestimenti e le sortite ad effetto.
E dopo un bis che fa saltare tutti in piedi a ballare, due piccole perle simbolo della qualità della formazione: prima l'affermazione di Elio che "questo spettacolo è tutto fatto in casa come la fregola o i malloreddus! Niente autotune sequenze o playback".
Quindi, dopo un breve e meritato riposo, la seconda magia nel foyer: con la consueta gentilezza e disponibilità, incontrano i fan per una firma, una foto e qualche scambio di battute, di opinioni e consigli musicali e non, per chiudere la serata all'insegna del cardine con cui è iniziata: l'emozione.