PHOTO
Oggi davanti al Gip del Tribunale di Oristano, si è dato inizio al processo contro i responsabili maggiorenni dell’Omicidio ormai noto come “Omicidio del Lago”. Sul banco degli imputati i tre componenti maggiorenni del “Branco”: Christian Michele Fodde, assistito dall’avvocato Aurelio Francesco Schintu di Oristano, Matteo Satta, difeso dal legale Antonello Spada di Oristano e Riccardo Carta, assistito dall’avvocato Angelo Merlini di Nuoro.
Numerose le forze dell’ordine che presidiavano questa mattina fuori e dentro il Palazzo di Giustizia e il processo si è tenuto in Camera di Consiglio a porte chiuse con espresso divieto per giornalisti e curiosi di accedere e stazionare, si volevano prevenire “incidenti” stante la presenza degli imputati, loro familiari e familiari del ragazzo appena diciottenne assassinato; infatti sia all’arrivo dei detenuti imputati che quando è finito, ci sono state urla contro di loro “Assassini. Dovete marcire in carcere…..” ed altro di questo tenore. Oltre gli imputati ed i loro legali, i Procuratori dr. Basso e dr. Chelo, ammessi in aula solo Fabiola Balardi madre di Manuel, assistita dall’avv. Luciano Rubattu e Corrado Careddu, il padre, assistito dall’avv. Gianfrancesco Piscitelli.
I genitori, a mezzo dei loro legali, si sono costituiti parte civile. Preliminarmente oggi si discuteva sulle richieste avanzate dai legali di Fodde e di Satta: per Fodde vi era la richiesta di rito abbreviato condizionato all’ammissione di una perizia di parte sulle capacità mentali ed una richiesta di perizia di ufficio in tal senso per accertare lo stato di incapacità dovuta all’uso di droghe pesanti quali la chetamina in dosi eccessive sin da giorni prima del fatto delittuoso mentre per il Satta la condizione era l’ascolto di alcuni pezzi delle intercettazioni. Il P.M. dr. Chelo si è subito dichiarato contrario alla richiesta di perizia avanzata dalla difesa del Fodde ed anche l’avv. Rubattu e l’avv. Piscitelli si sono fermamente opposti. La GIP, dopo aver ammesso le costituzioni di parte civile, ha ammesso solo la richiesta di ascolto parziale dei file audio relativi al Satta mentre ha respinto fermamente la richiesta di perizia sul Fodde atta a dimostrare la incapacità cognitiva dell’imputato per aver lo stesso fatto uso nel periodo antecedente all’omicidio di droghe pesanti quali la chetamina e simili; non ha ammesso neanche l’allegazione al fascicolo di causa della perizia di parte sul Fodde presentata dal suo legale, definendola persino “inattendibile ed incomprensibile”. Fissate le prossime udienze al 5 luglio per l’ascolto dei file audio, ascolto degli imputati ove lo desiderassero e conclusioni della Procura, all’8 luglio per le arringhe dei difensori di parte civile, al 10 luglio per le arringhe dei difensori degli imputati ed al 12 luglio per eventuali repliche e decisione.
L’avvocato Gianfrancesco Piscitelli, che difende il papà del povero Manuel, Corrado Careddu, commenta amareggiato: “ Di fronte a certe situazioni, dopo tanti anni, non mi abituerò mai – dice - dei tre imputati solo il Satta ha sempre avuto lo sguardo basso e piangeva tutto il tempo, al contrario di Christian Fodde e Riccardo Carta che non avevano alcuna esitazione e non abbassavano mai lo sguardo….. Insieme con il collega Rubattu ci siamo fermamente opposti al tentativo di far passare per incapace il Fodde. Ho sottolineato come il mio maestro di Criminologia e Psicopatologia Forense prof. Vincenzo Maria Mastronardi con le sue perizie d’ufficio, abbia smontato più volte tali tentativi di giustificare omicidi orrendi con l’uso e abuso di droghe o alcool… Ho infatti sostenuto che il Fodde è da considerarsi a tutti gli effetti “pienamente capace di intendere e volere” come ampiamente ritenuto consolidato in Criminologia ed in Psichiatria Forense per aver deliberatamente assunto sostanze stupefacenti, anche se in dosi massive ed anche per un mese intero prima della commissione del delitto. Infatti il Giudice non ha avuto dubbi nel respingere la richiesta avanzata – prosegue Gianfranco Piscitelli - guai se fosse passato il messaggio che basta essere “strafatti” per commettere delitti. E’ tutt’altro il messaggio che mi aspetto scaturisca da questo processo, un messaggio che faccia capire a questi giovani ed a chi potrebbe emularli, che è un attimo rovinarsi la vita e rovinarla agli altri “.