Grazie alle conoscenze che le streghe avevano sulle erbe e sui loro poteri, riuscivano a raggiungere, soprattutto attraverso quelle allucinogene, dimensioni sconosciute, considerate facenti parte del mondo dei morti.

Dei poteri delle Streghe usufruivano molte persone della comunità che si rivolgevano a loro in segreto per problemi sessuali, aborti, contraccezione etc.. L’approccio era ovviamente di tipo intuitivo e caratterizzato appunto da una profonda conoscenza erboristica. Una sensibilità quasi soprannaturale per la percezione della malattia era il tratto caratteristico di queste donne che avevano ereditato i segreti delle erbe dalle più anziane.

Inoltre, proponevano spesso terapie dolci, non invasive, non chirurgiche, ed erano infermiere oltre che medichesse. La loro medicina si fronteggiava con quella dei dotti ma in qualche caso alla farmacopea popolare venne riconosciuto un significativo valore complementare.

La raccolta delle erbe avveniva con rituali quasi liturgici, ad esempio l’Iperico, l’Artemisia, la Ruta, la Verbena, il Rosmarino così come la Salvia, la Lavanda e il Prezzemolo venivano recuperati nella notte di San Giovanni, una notte carica di magia e prodigiAlla raccolta seguiva la preparazione dei medicamenti, degli unguenti, degli impiastri, dei balsami.

Una che utilizzavano era la Belladonna che, secondo la tradizione, deve il suo nome all’effetto di dilatazione delle pupille provocata dalla diluizione della pianta in acqua e utilizzata come collirio, che veniva sfruttata dalle donne per rendere lo sguardo languido e profondo.

Le Streghe si cospargevano il corpo con un unguento che ricavavano dall'insieme di queste tre erbe: Giusquiamo (l'erba del sonno) la Belladonna, e l'Aconico (strozzadiavoli), tre potenti veleni che sapientemente dosati si annullavano a vicenda creando "solo" dei potenti effetti allucinogeni che davano l'impressione di volare.

Lo Stramonio (o Erba della Strega o Erba del Diavolo) era la preferita dalle Streghe per provocare visioni. Pianta altamente tossica che può portare alla morte, in giuste dosi viene oggigiorno impiegata contro il morbo di Parkinson.

La Mandragola è antisettica e sedativa: la sua assunzione eccessiva provoca tachicardia, aumento di pressione, nausea, vomito, diarrea, convulsioni, allucinazioni. In dosi moderate è efficace contro gli stessi sintomi e la follia. Si usava portarsene addosso un pezzetto per proteggersi dalle sventure.

La Verbena (o Erba della Croce) è la pianta degli incantesimi: raccolta all'alba dopo un sacrificio e sfregata sul corpo, si diceva avesse il potere di esaudire ogni desiderio; è utile contro reumatismi, mal di denti e menopausa.

Il Melo è l'albero definito nella tradizione cristiana "della conoscenza del bene e del male". Sia il sidro che se ne ricava e i suoi frutti allungano la vita, abbassano la febbre e tolgono il mal di gola. Per la sua "doppiezza" è usata anche in pratiche di bassa magia per incantesimi d'amore o per distruggere una persona.

Il Sambuco (o Albero Fatato), abitato da esseri soprannaturali, può essere causa di morte per l’odore dei suoi fiori e frutti. I fiori hanno proprietà diuretiche, i frutti sono lassativi, e corteccia e foglie, se usati con molta cautela, combattono le affezioni delle vie urinarie. I frutti del sambuco nero sono altamente tossici e causano sintomi di avvelenamento.

La Vite, erba della vita, legata alle feste Dionisiache, al ciclo di nascita e morte, resurrezione e nuova vita. Sotto forma del suo succo, si beve il “sangue del Cristo”. Dona ebrezza ma se ne abusa è distruttivo per il fisico.

Il Salice, albero legato alla luna e alle streghe: foglie e gemme curano l'insonnia e calmano gli impulsi sessuali; la corteccia calma dolori reumatici ed influenza. È da questo albero che si estrae la sostanza che è uno dei componenti dell'aspirina.