Giorgio Simonelli è un volto molto noto: ospite fisso del programma Tv talk, è entrato nel cuore delle persone per la sua simpatia e la schiettezza nel parlare.  In occasione dei sessant’anni della Rai, abbiamo interpellato il professore: una lunga chiacchierata, in cui sono emersi molti aspetti interessanti. Qui di seguito pubblichiamo alcuni passaggi dell’intervista, disponibile integralmente nel quotidiano online Vita.

Sono passati sessant’anni, ma la Rai continua ad essere in mano alla politica: c’è speranza che cambi questo trend?

«In tanti dicono di non volere la Rai in mano ai partiti, ma ce ne fosse uno che si degna di proporre un’alternativa. Chi la deve gestire, insomma, questa benedetta Rai: i sindacati? l’Accademia della Crusca? il Quirinale? Bisogna uscire da questo vicolo cieco, dicano con chiarezza quali soluzioni hanno in mente».

I bambini e la tv. Peppa Pig è una buona tata?

«Ottima. Io ho due nipotini, quindi la mia è una testimonianza credibile non come studioso ma come nonno. Credo che Peppa Pig sia un fenomeno molto interessante, nato da un’operazione molto acuta: gli ideatori hanno osservato i disegni dei bambini e a partire dai disegni hanno costruito le immagini del cartone. Poi è molto piacevole: semplice ma creativo, davvero un buon prodotto».

Gli adolescenti. MTV è un buon compagno di viaggio per chi si accosta all’età adulta?

«Paradossalmente MTV è una rete per adolescenti che deve decidersi a diventare grande. Si compiace del fatto di essere non definitivo, dovrebbe smetterla di seguire le mode ed essere una rete un po’ più solida. Servirebbe un po’ più di solidità, altrimenti più che sperimentale il risultato è precario».

Il successo dei talent show  è legato anche alla cattiveria che c’è dentro? Il meccanismo eliminatorio, i giurati che sparano a zero sui concorrenti…

«C’è una moda imposta dal film Ufficiale e gentiluomo: la violenza nell’educazione. Dagli anni Ottanta in poi, forse per reazione al cosiddetto permissivismo, è tornata nei progetti educativi la durezza, la rigidità, l’aggressione. Credo che i talent sfruttino un po’ questa corrente».

Un varietà alla Studio uno, alla Milleluci, è morto per sempre oppure è solo in fase dormiente, pronto a rinascere un domani più smagliante di prima?

«È morto per sempre perché  le prove di Studio uno duravano dal lunedì al sabato mattina: la tv di oggi non consente più di avere questi spazi di manovra, cioè non si può più avere uno studio a disposizione sette giorni su sette. Poi c’è il problema dei talenti: sono pochissimi al giorno d’oggi quelli che possono fare un varietà bello come Studio uno. Uno è Fiorello, ma può fare solo quattro puntate. Si può fare solo a livello di evento, non più come programmazione di routine».

Diciamo la verità, professore: le Kessler con le gambe coperte da calze opache erano più sexy delle vallette “desnude”, che oggi imperversano su tutti i canali. Non trova?

«Non c’è dubbio, non c’è nulla di più erotico della censura. Il 90% del cinema classico americano nasce dal Codice Hays, che imponeva tutta una serie di restrizioni: il risultato è che ha consegnato alla storia del cinema una serie di scene allusive, molto più sensuali dell’erotismo esplicito . Il film di Buñuel  Viridiana offre un esempio di censura dag