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Un momento del processo ad Alfredo Cospito ideologo anarchico del Fai nel tribunale di Torino, 5 dicembre 2022 ANSA/TINO ROMANO
"La mia lotta contro il 41 bis è una lotta individuale da anarchico, non faccio e non ricevo ricatti. Semplicemente non posso vivere in un regime disumano come quello del 41 bis". Inizia così la lettera scritta dal carcere milanese di Opera da Alfredo Cospito l'anarchico in sciopero della fame per protestare contro le condizioni carcerarie in cui si trova.
"Seppellito vivo in una tomba, in un luogo di morte. Porterò avanti la mia lotta fino alle estreme conseguenze, non per un 'ricatto' ma perché questa non è vita. Se l'obiettivo dello Stato italiano è quello di farmi 'dissociare' dalle azioni degli anarchici fuori, sappia che io ricatti non ne subisco. Da buon anarchico credo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni" aggiunge Cospito che rivendica "con orgoglio" quanto fatto e spiega nella sua visione che contempla l'antiorganizzazione "non posso dissociarmi da alcuno".
Cospito rispedisce al mittente le accuse di 'indirizzare' altri. "Quando ero al regime di alta sorveglianza avevo comunque la censura e non ho mai spedito 'pizzini' ma articoli per giornali e riviste anarchiche".