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Roma, 6 apr. (Adnkronos Salute) - La leucemia mielomonocitica cronica (Lmmc) è la più frequente delle sindromi mielodisplastico-mieloproliferative, ed è una malattia caratterizzata dall’aumento di una specifica popolazione di globuli bianchi: i monociti. Le sindromi mielodisplastico-mieloproliferative sono un gruppo di patologie a cavallo fra le neoplasie mieloproliferative croniche, in quanto presentano spesso una proliferazione eccessiva delle cellule del sangue, e le sindromi mielodisplastiche, con cui condividono una maturazione anormale dei precursori del midollo, riporta L'Ail, L'Associazione italiana contro le leucemie linfomi e mieloma, sul proprio sito.
La Lmmc è una malattia eterogenea, che compare solitamente in età avanzata e che può presentarsi in una forma displastica, in cui prevalgono anemia e neutropenia, oppure in una forma proliferativa, con un numero elevato di globuli bianchi. Vi è sempre un eccesso di monociti nel sangue e nel midollo, e -osserva - un numero variabile di cellule immature ('blasti'). La prognosi, in maniera simile ma non uguale alle sindromi mielodisplastiche, viene stimata da diversi score, che considerano i valori dell’emocromo, il numero dei blasti, il valore dei globuli bianchi, la citogenetica e, più recentemente, la mutazione in alcuni geni specifici come l’AsxL1. Il trapianto allogenico di cellule staminali è l’unico trattamento con potenzialità curative, ma in molti casi - in considerazione dell’elevata età della maggioranza dei pazienti - è di difficile attuazione. Viene comunque raccomandato nei casi ad alto rischio, continua l'Ail.
Nei casi ad alto rischio non candidabili a trapianto può essere impiegata l’azacitidina e, nei casi proliferativi, l’idrossiurea per controllare la conta dei globuli bianchi. In caso di anemia, nei pazienti a basso rischio può essere utilizzata l’eritropoietina, concludono gli esperti dell'Associazione italiana contro le leucemie linfomi e mieloma.