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Members of the Northern League and Futura e Liberta (FLI) groups at the parliament argue during a confidence vote at the Chamber of Deputies, the Italian lower house, on December 14, 2010 in Rome. Italy held its breath as lawmakers staged a knife-edge confidence vote on Prime Minister Silvio Berlusconi's government that could bring down the flamboyant Italian leader. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
“Se non troviamo un accordo”, minacciano Pd e Pdl mentre Grillo sta a guardare, “ritorniamo dal popolo”, scambiandolo come un panno da strizzare e da usare per ripulirsi degli errori commessi nella precedente campagna elettorale e ripresentarsi lindi e forti per un solo scopo, quello di sempre: vincere. Si perde di nuovo? Che importa? Ancora un’altra partita, altro panno, ma in realtà sempre lo stesso, e il popolo da strizzare ancora, per l’ennesima volta. Arriverà il momento in cui uno dei due, il popolo o i partiti, stramazzerà a terra per sfinimento? No, assolutamente no. Non il popolo, ci si augura, perché la sua speranza è l’ultima a morire. Ma neppure i partiti, figuriamoci, pelle dura. La rabbia passerà, pensano da sempre. Hanno capito da quando respirano che il panno, straccio o quello che vogliamo, è sempre lì, pronto alla bisogna, anche in regime di democrazia, che concede diritti e libertà di cui troppo spesso si abusa. Strizzano e strizzeranno ancora, dunque, ma fino a quando? Al pensiero che oggi ci sono nel nostro Paese 4 milioni di persone con povertà assoluta e un esercito di disoccupati, di cui 200 mila laureati under 35, l’impressione che sta montando di questi tempi in quella sterminata fetta di opinione pubblica non interessata ai giochi di potere, è che le operazioni disinvolte della nostra classe politica per rifarsi il trucco, ma non solo, non dureranno ancora a lungo. Disperazione, rabbia, malcontento e paura aumentano tutti i giorni e investono fasce sempre più ampie di popolazione che vanno dai redditi più bassi a quelli fino a ieri chiamati medi e anche alti. Neppure questi ultimi, oggi, rassicurano più e destano serie preoccupazioni in famiglie dove ciò che pesa e allarma non è tanto la rinuncia, certo poco gradita, ai beni voluttuari, quanto la situazione di figli a carico in cerca di occupazione, di un lavoro sempre sognato che sta diventando una chimera per 2 giovani su 3. Giovani che trepidano, che seguono con ansia la situazione politica del momento, in attesa di un governo che intervenga subito, domani e non dopodomani, per creare lavoro, occupazione e sopprimere il cappio delle tasse. Per non creare un velo nelle speranze di figli e genitori, il caso vorrebbe che con questi auspici si concludessero queste poche righe. Non possiamo, però, calarci il cappuccio per non vedere e affidarci solo alla preghiera o ai debiti scongiuri. E’ dura: la situazione politica dà segni più di staticità che di evoluzione, di rigidità piuttosto che di flessibilità. Fermo il diritto all’ottimismo, che è necessario quanto decisivo, la realtà di oggi ci dice sostanzialmente che la formazione di un nuovo governo è ancora in alto mare. Le acque, infatti, sono agitate ed emergono tra le onde alte e avvolgenti le schiume perniciose di antica e recente memoria. “O troviamo un accordo ”, sostiene e minaccia ogni parte titolare di posizioni elettoralmente pressoché equidistanti, “oppure si ritorna dagli elettori”. Già, gli elettori, il popolo. Ma non eravamo rimasti sul popolo vittima dell’ultima strizzata? Cosa è rimasto da spremere, ormai? Ci sarebbe finalmente da mettere le mani in settori come l’evasione fiscale, la corruzione, gli sprechi, gli alti costi della politica e altro ancora. Si tratta, però, di aree intoccabili, queste sì “zona franca”. Per il resto non si può più raschiare nulla dal barile. Abbiamo toccato il fondo, ma la classe politica sembra non accorgersene o comunque preferisce ignorare. Ha altri grilli per la testa, quelli di sempre, che non sono i grillini di recente coniazione che saltellano e scalpitano sui banchi del Parlamento. Di questi ultimi ne sentono i friniti sempre più sibilanti, ma pensano di liberarsene, a dispetto della situazione drammatica in cui versa il Paese, con la prossima, non molto lontana e forse già scontata campagna elettorale. Chissà se poi sarà davvero così. Il Movimento 5 Stelle incalza da tempo, occupa clamorosamente, ma in piena legittimità, circa un terzo del Parlamento e riassume, per quanto anomalo nella sua conformazione organizzativa, non solo proteste e rabbia, ma anche i malcontenti, malumori e amarezze degli elettori delusi dalle reiterate offerte politiche sterili, ambigue e inconcludenti dei loro partiti di origine. A prescindere dalla figura carismatica del comico genovese, con le due coalizioni indebolite più dalla loro inconsistenza progettuale e/o realizzativa che dal tornado 5 Stelle, &