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Quando si parla del Leone, si parla di cuore, del nucleo gioioso che dimora in ognuno di noi: è il nostro giardino interiore, dove si conserva la nostra essenza, spesso dimenticata. Lo stato di quel giardino, ci racconta quanto spesso lo abbiamo abitato e se ce ne siamo presi sufficientemente cura o no.
Che cosa ti separa dalla gioia?
Mi sono posta questa domanda in questi giorni che precedono la Luna Nuova nel Leone che si perfeziona il 16 agosto. E la risposta è stata, la fedeltà ad un passato e alle sue ferite, il trincerarsi dietro ad un discorso interiore di reazione rispetto a certe memorie che sono marchiate a fuoco nel mio inconscio. Qui urge una rilettura, mi sono detta, da buona nata sotto simile Luna.
È quello che ci aiuta a fare Urano, che sfida ad un duello di coscienza sia il Sole che la Luna, che a sua volta formano un quartetto con Lilith e Venere. Con tanta energia nel segno del Leone, il foco è messo sulla manifestazione della nostra identità più profonda e autentica che il fulmine uraniano contribuisce a liberare. Ne nasce una nuova coscienza di noi stessi, un seme che rivelerà i suoi frutti fra sei mesi, alla conclusione del ciclo lunare, con la Luna Piena nel Leone del 25 gennaio del 2024.
Nel frattempo, Chirone dialoga amabilmente con il quartetto di fuoco, permettendo una presa di coscienza intorno alla ferita di abbandono e rifiuto che questa Luna suggerisce come retroscena. Non è forse Apollo, il dio Solare, nel mito, chi adotta il povero pargolo Chirone, rinnegato da entrambi i genitori? A lui il centauro deve la conoscenza di tutte le arti e il suo grande potere di guaritore.
L’altro giorno ascoltavo un interessante video in cui si sosteneva che la radice del trauma non è il fatto in sé, ma la lettura interiore dell’esperienza dolorosa. È il come viviamo le cose che ci accadono il quid della questione, non l’evento a sé stante. Questa è una buona notizia, perché il passato non lo possiamo cambiare, ma il modo in cui lo interpretiamo, sì.