Maria Carta, artista misteriosa e purissima, si portava appresso tutte le antiche ricchezze della sua Sardegna...

...e anche tutto il suo orgoglio, dote che in condizioni normali costituisce un grande pregio, ma nel mondo dello spettacolo spesso diventa un "ingombro".

Maria se n'è andata col suo dolore, la sua dignità intatta, la sua bellezza che non ha mai messo in vendita (direttamente o indirettamente), la sua arte che ha dispensato con generosità, ma senza alcuna concessione al banale.

L'intero mondo dello spettacolo dovrebbe meditare sulla solitudine "indotta" di quest'artista, della quale molti si sono ricordati solo alla notizia della sua imminente, inevitabile fine.

Le stesse persone che avevano calpestato la sua persona e la sua arte l'hanno chiamata, troppo tardi ormai, per raccogliere cinicamente un consenso televisivo basato sulla finta umanità e sulla lacrima facile.

Certe commozioni tardive sono peggiori dell'indifferenza che le ha precedute.

Povera Maria!

Come nel caso di Mia Martini, altra grande vittima del carrozzone dello show-business, spero che adesso stia a cantare per Qualcuno più degno di ascoltarla!

Per quanto mi riguarda, dico solo che Maria mi ha onorato della sua amicizia e, credo, della sua stima.

La cosa che più mi ha commosso è stata quando sua sorella mi ha raccontato che nel suo diario c'erano molte pagine in cui parlava di me.

Non sono nostalgico, ritengo che la vita debba fare il suo corso, con i suoi misteri e le sue leggi, ma in questi casi provo una grande tristezza per il senso di "incompiuto" legato a certe esistenze.

Anche se le autocitazioni non sono eleganti, mi viene in mente un verso di una mia canzone ("Fiume grande"), "tu sei un concerto rimasto fermo ad un preludio..."

Franco Simone