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Si chiamava Teenager Sardegna ed era la vetrina per tanti adolescenti tra i 13 e i 17 anni che ingenuamente condividevano le proprie foto nelle situazioni più diverse, spesso in pose sexy, ammiccanti, osé. Selfie al mare e in discoteca, a casa o con amici. La pagina, nata alcuni mesi fa sui social network Facebook e Instagram, è stata chiusa proprio in questi giorni.
I ragazzini giocavano a fare gli adulti senza considerare che non di rado, in questi spazi virtuali, si annidano profili fake di adulti veri che di quelle foto fanno un utilizzo improprio.
Erano più di 3800 le fotografie di ragazzini e ragazzine dai 10 anni in su condivise in bacheca, spesso senza il consenso dei proprietari che si ritrovavano ad essere protagonisti di un palcoscenico non voluto ed ambiguo. Oltre 2400 gli spettatori che seguivano gli aggiornamenti della pagina, il cui fenomeno di crescita è stato disinnescato da alcuni genitori che, nonostante esplicite richieste agli admin, non avevano ottenuto la rimozione delle foto dei propri figli.
“La pagina e i comportamenti degli amministratori di Teenagers Sardegna sono stati segnalati da un network di genitori – ha dichiarato a La Nuova Sardegna Luca Pisano dell’Osservatorio nazionale sul cyber bullismo –. Ho provato a confrontarmi con i gestori della pagina e ho cercato di spiegargli quello che rischiavano condividendo foto e video di ragazzi minorenni. Non c’è stato nulla da fare, si sentivano inattaccabili e hanno risposto citando improvabili termini di utilizzo dei social network che garantirebbero margini di azione che in realtà non esistono. Sono stato costretto a inoltrare una segnalazione al Garante dei dati personali. Allo stesso tempo alcuni genitori hanno denunciato la pagina alla Polizia postale”.
Dopo le denunce, le forze dell’ordine hanno provveduto a far sparire la pagina dai social. Un caso emblematico che è però solo la punta di un iceberg.
Tante le pagine che prendono di mira gli adolescenti sardi. Le chiamano “Gossip Nome Paese” o “Spotted Nome Paese” e al loro interno vengono pubblicati in anonimo i messaggi inviati in privato dagli utenti agli amministratori che spesso per primi provocano i propri seguaci con domande mirate. “Chi sono le più troie del paese?” chiedono in uno di questi spazi. E ancora: “Chi sono i cornuti del paese?”. E via con le risposte e i sugggerimenti, nomi e cognomi dei destinatari degli insulti costretti a correre pubblicamente in difesa della propria dignità.
Realtà difficili da monitorare che rimangono nell’ombra anche perché nella maggior parte dei casi, per poter leggere i contenuti delle pagine, è necessario richiedere l’iscrizione agli stessi amministratori che stanno dunque attenti a filtrare gli accessi e tenere fuori da questi spazi adulti o persone indesiderate.