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Recentemente, ai nostri lettori appassionati di musica abbiamo fatto un resoconto di un brillante concerto, ad Alghero, di Enrica Sirigu, giovane musicista cagliaritana sempre più impegnata in conferenze e concerti con il suo magico flauto traverso.
Oggi, nella prospettiva di una conoscenza o di un approfondimento di una disciplina, la musica antica, che certamente va oltre l’interesse dei soli specialisti o attenti studiosi, Sardegna Live ha pensato di proporre la lettura di un articolo sull’argomento, conciso quanto esaustivo, della giovane artista. Naturalmente, la preziosa collaborazione di Enrica ci consentirà di attingere al suo altrettanto prezioso patrimonio storico-musicale e potrà avere un seguito con altri interventi di cui vi pubblicheremo, volta per volta, i contenuti.
di Enrica Sirigu
"Bisogna tornare indietro di qualche decennio e proiettarsi negli anni sessanta e settanta del secolo scorso per poter assistere a una grande e graduale rivoluzione nel campo della musica antica (musica europea che va dal Medioevo all'Età Barocca). Importanti musicisti come i fratelli Kuijken, Gustav Leonhardt, Nikolaus Harnoncourt e tanti altri, cominciarono ad approcciare alla musica del passato secondo nuovi criteri: utilizzo degli strumenti originali o copie di essi, analisi dei manoscrittti antichi, dei trattati musicali, ricerca in tutte le biblioteche d'Europa di stampe, cronache, musiche e libri antichi. Cercavano in questo modo di capire quale fosse la prassi esecutiva, quindi il modo di fare musica, di quei secoli.
In precedenza si eseguivano le musiche antiche seguendo il gusto e l'espressione del linguaggio musicale contemporaneo. Si partiva dall'idea che, se vi erano stati dei cambiamenti nella musica, nelle sonorità e nella fattura degli strumenti nel corso dei secoli, questi fossero il frutto di un miglioramento avvenuto con l'età moderna. Perciò l'antico doveva essere riletto e migliorato attraverso il linguaggio moderno.
I pionieri della filologia musicale cominciarono invece a promuovere studi ed esecuzioni “storicamente informate” in cui la comprensione del linguaggio musicale e dei codici espressivi di ogni epoca è la conditio sine qua non del far musica. Questo approccio dapprima è stato messo in pratica per la musica antica ma poi è stato applicato anche a epoche più recenti. Anche il classicismo e il romanticismo sono stati studiati analizzando i codici del linguaggio musicale di quei secoli.
All'analisi della prassi esecutiva sono stati affiancati la costruzione e lo studio degli strumenti antichi, studiandone le caratteristiche dalle copie originali custodite nei musei. Suonando uno strumento antico si ha la possibilità di capire meglio le intenzioni musicali dei compositori, che naturalmente scrivevano pensando agli strumenti dell'epoca e non a quelli moderni!
E' possibile comunque eseguire una parte della musica antica anche con gli strumenti musicali attuali. Esistono esecuzioni con strumenti moderni che lasciano intravedere un buon lavoro di ricerca. Gli strumenti antichi però hanno il potere di riportare alla luce suoni dimenticati e farci viaggiare attraverso epoche lontane.
E' logico che noi musicisti del XXI secolo non possiamo suonare esattamente come gli antichi, neanche mettendo in pratica pedissequamente tutte le regole della prassi esecutiva del passato. Il mondo in cui viviamo è cambiato, è mutato il nostro modo di ascoltare, sono cambiati gli ambienti in cui si fa musica.
Nonostante ciò, la riscoperta e la riproposizione di un tale patrimonio sonoro secondo la prassi antica continua sempre più a prendere piede e il suo successo è ormai mondiale".
Enrica Sirigu