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Le terre sarde danno nuova vita e linfa vitale alla produzione della birra, con il processo di trasformazione attento dell'orzo, coltivato nei terreni tra Villasor e Villamar. Lo ha detto con orgoglio ed entusiasmo, il direttore delle relazioni esterne, Nastro Azzurro Federico Sannella, tracciando l'obiettivo di una trentina di aziende coinvolte nel progetto ambizioso, avviato qualche anno fa dai vertici di Nastro Azzurro, con la volontà di portare al centro la materia prima prodotta dai coltivatori del posto.
Tra loro c'è anche un giovanissimo imprenditore locale, Francesco Matta, 36enne, titolare di una ditta individuale: "La coltivazione è andata bene anche quest'anno - dice - abbiamo a disposizione circa 250 ettari con 7000 quintali d'orzo ottenuto, numeri che ci incentivano a continuare ad investire su questa idea di un prodotto finale originale che mette insieme tradizione e modernità con elevati standard di sostenibilità ed efficienza dei terreni".
Per Dario Giulitti, marketing manager Nastro Azzurro, l'idea di mettere insieme il gruppo di produttori con le attività di trasformazione della filiera andava di pari passo con la creazione anche di un etichetta doc che richiamare i colori della Sardegna, il logo con accanto il nuraghe come simbolo rilevante, cosa che è stato fatto con la realizzazione in serie delle bottiglie e dei fusti destinati nella grande e piccola distribuzione.
Presente anche il sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, che ha evidenziato come "l'opportunità sia importante per degli imprenditori coraggiosi che hanno cosi la possibilità di sviluppare una produzione nel proprio territorio, per cercare di arginare il nodo dolente della disoccupazione".