PHOTO
È muta, non parla, ma ci guarda. Ci osserva dall’alto e ci vuole anche molto bene, ci illumina. Una volta, era il 20 luglio del 1969, 51 anni fa, ore 20:17:40, fummo anche suoi ospiti: tanta era la bramosia di vederla da vicino! A toccarla con mano, la Luna, per la prima volta, due fortunati signori americani degli Stati Uniti, di professione astronauti.
Bè, non era un viaggio per tutti gli umani, però fu un orgoglio generalizzato. Con qualche eccezione, per la verità, considerato che la corsa verso la conquista del nostro satellite naturale vedeva sulle rampe di lancio anche un’altra (la sola) concorrente, l’allora Unione Sovietica.
Ebbene, gli uomini baciati dalla fortuna, che realizzarono il sogno di tutti noi, furono gli astronauti Neil Amstrong, il primo, circa 6 ore dopo l’allunaggio a posare il piede sul satellite, e Buzz Aldrin, sceso dopo 19 minuti. Un terzo loro collega, Michael Collins, si dovette “accontentare” di guardare e guidare, dal modulo di comando rimasto in orbita, l’allunaggio dei due compagni.
Di Amstrong, è rimasta storica la sua frase, appena toccato il suolo lunare: "E’ un piccolo passo per un uomo, un balzo da gigante per l’umanità".
La permanenza dei due astronauti sul suolo lunare ebbe la durata di due ore e mezza, durante le quali furono raccolti 22 chilogrammi di campioni di terreno. Ovviamente, ebbero anche il tempo di issare la bandiera americana a stelle e strisce, tenuta ben dispiegata da un’asta orizzontale. Insomma, “una toccata e fuga” che però fu un risultato straordinario per la scienza, la tecnologia, la fisica e la conoscenza in generale. Senza dimenticare il fatto emozionale dello storico evento: l’Uomo che sbarca sulla Luna! Che si posa, come in un sogno di tutti, sul quel corpo celeste che lo stesso Uomo ha visto e osservato sempre con ammirazione, venerazione e contemplazione insieme. Per seguirne le sue fasi, i suoi cicli e per coglierne suoi benefici effetti. Per osservarne e rispettarne, infine, il suo calendario, soprattutto, nel campo dell’agricoltura, dove anche le moderne coltivazioni biologiche si fondano sull’utilità dello stesso calendario per avere raccolti abbondanti e sani.
Credenze, dunque, ma anche miti, messi, spesso, sotto la lente della tecnologia, senza mostrarsi, però, mai prossimi all’oblio.
Già, la tecnologia. La stessa che non cambiò la visione della Luna agli occhi degli innamorati, neppure dopo la “profanazione” di Amstrong e di Aldrin. Così come nulla mutò, forse, anche per gli stessi astronauti, che non ebbero il tempo di verificare “sul campo” i rapporti affettivi comuni che, magari, provavano pure loro per il nostro satellite. Significative le parole che pronunciò Aldrin dopo 18 anni dallo storico sbarco: "Il tempo di permanenza sul suolo lunare passò in fretta, l’attività era frenetica e perché mi restasse un ricordo di quanto successo, dovetti rivedere, in più occasioni, i filmati d’archivio".
I misteri, il fascino, del nostro satellite sono sempre rimasti, dunque, intatti. Messa a nudo da tutto ciò che è scienza dello spazio, la Luna continua a ispirare poeti e cantautori, nonché a propiziare, col suo chiarore nella notte, le dichiarazioni d’amore.
Ecco, qui di seguito, per l’appunto, una bella poesia di Francesco Pes, nata contestualmente alle parole del presente articolo.
A sa luna
Andet s’ ómine a sa luna
pro nde leáre sa bellesa
e torret a sa terra cun piús fortuna.
Dae sa gioventude a sa etzesa
luna túe ses maestosa cunsizera
cando sa notte tottu ti bíen in chelu atzesa.
Dulche nidu de amore e de ispera
isculta luna sa oghe de pitzinnu cuntentu
chi a tie faéddat solu in su ‘entu e in s’aera.
Ses túe misteriu serenu e ispantu
de su chelu de sa terra e de su mare
cunfortu de sa vida chi m’ispirat su cantu.
Alla luna
Vada l’uomo sulla luna
per coglierne la bellezza
e torni sulla terra con più fortuna.
Dalla gioventù alla vecchiezza
luna tu sei maestosa consigliera
quando tutti la notte ti vedono nel cielo brillare.
Dolce nido di amore e speranza
ascolta luna la voce di un bambino felice
che ti parla solo nel vento e nell’aria.
Tu sei sereno mistero e meraviglia
del cielo della terra e del mare
conforto della vita che m’ispira il canto.