Oggi, 28 maggio 2020, ricorre il 59° anniversario di Amnesty International, l’organizzazione umanitaria non governativa nata, appunto, nello stesso giorno del 1961.

L’evento che ne sancì la nascita, fu un articolo-appello pubblicato dall’avvocato inglese Peter Benenson sulla prima pagina del quotidiano di Londra The Observer, con il titolo “I prigionieri dimenticati”, riferito alla vicenda di due studenti portoghesi arrestati per aver brindato alla libertà.

Dunque, fu l’inizio di 59 anni di vita dedicati all’impegno per l’affermazione e la tutela dei diritti umani, di quei diritti che per la prima volta trovarono un riscontro concreto nel documento delle Nazioni Unite con cui l’Assemblea Generale proclamava, il 10 dicembre del 1948, la Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo.

È passato tanto tempo, ma la stessa Dichiarazione è ancora troppo spesso disattesa e poco conosciuta. Amnesty International, in modo incessante e senza soluzione di continuità, mette al centro della sua missione la storia e i contenuti dell’importante quanto fondamentale documento. Così come, con la stessa sensibilità e determinazione osserva, vigila e interviene, con tutti i mezzi possibili, in difesa dei diritti violati.

Quante voci, quanti appelli si sono librati sull’altare di una Giustizia e di una Libertà che non dimenticasse nessun individuo, in ogni dove e in ogni tempo! Salvare l’uomo e tutelarne la sua integrità senza distinzioni, soltanto per la ragione di essere venuto al mondo. Tanti eroi sulla strada del bene per l’intera Umanità. In un ricordo simbolico e in una riconoscenza di quotidiana memoria, riportiamo una citazione, sempre viva e attuale, di Martin Luther King, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, premio Nobel per la pace nel 1964, assassinato all’età di 39 anni:

“Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i pesci, ma non abbiamo imparato l’arte di vivere come fratelli.”

Tra le vittime dei diritti violati, oggi è anche l’anniversario della morte di Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera assassinato a Milano il 28 maggio del 1980.

Anche lui sacrificò la sua esistenza in favore della libertà di opinione che gli fu precocemente negata: aveva soltanto 37 anni. Due giorni prima aveva presieduto un incontro al Circolo della stampa di Milano per discutere della libertà di stampa e della responsabilità del giornalista di fronte, allora, all’offensiva delle bande terroristiche.  

Fu un dibattito agitato e aspro, al termine del quale Tobagi commentò: "Chissà a chi toccherà la prossima volta". Soltanto dieci ore più tardi, cadde sotto il fuoco dei suoi carnefici.