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Le tensioni fra Russia e Ucraina non fanno sconti. Gli effetti collaterali della guerra coinvolgono tutti, in un braccio di ferro che vede dispiegati sul campo uomini e mezzi, interventi militari e strategie di isolamento. È su queste ultime che si sta concentrando l’offensiva dell’Occidente, sulla linea tracciata dal presidente americano Joe Biden, che tesse i fili dei Paesi Nato e porta avanti una velata politica di non belligeranza; non sul campo da battaglia, almeno per il momento. La strada da percorrere, dunque, è quella dell’isolamento: pesanti sanzioni, esclusione dal reticolo economico occidentale, taglio dei collegamenti. In questo duello strategico i primi a pagare sono i cittadini, improvvisamente al centro di uno scacchiere rovente, scricchiolante, instabile. Testimonianza diretta dei disagi creati dalle crescenti tensioni internazionali sono due ragazze sarde, che ci hanno raccontato la loro vicenda, rapidamente evolutasi nel giro di poche ore.
Carolina e Laura sono due giovani studentesse di mediazione linguistica, rispettivamente di San Teodoro e Alghero, frequentanti l’Università di Sassari. Si trovano in Russia, a San Pietroburgo, dopo aver preso parte al progetto Ulisse, programma di Ateneo finalizzato a sostenere la mobilità internazionale degli studenti a fini di studio o di tirocinio verso i Paesi extra-europei e verso i Paesi europei che non rientrano tra i “Programme Countries” dell’Erasmus+. Arrivate da pochi giorni, ironia della sorte, la loro esperienza è iniziata nel più drammatico dei modi. Travolte emotivamente da quanto accaduto hanno fin da subito tentato di far ritorno in Italia, ma una serie di ostacoli le tiene intrappolate nella città del Mar Baltico. “Io (Carolina ndr) sono arrivata in Russia la scorsa settimana, mentre io (Laura ndr) sono partita una settimana prima, il 12 febbraio”, raccontano le due studentesse a Sardegna Live.
“Al momento dell’invasione – spiegano – l’ambasciata ha pubblicato un comunicato rassicurandoci di stare tranquilli, soprattutto per quelli che, come noi, si trovavano lontano dal confine. Dunque, inizialmente, abbiamo deciso di procedere con cautela e attendere direttive”. Nel giro di due giorni è scoppiato il panico e “i Paesi europei hanno iniziato a chiudere in serie tutti i voli. A una nostra amica scozzese è stato annullato il volo tre minuti prima di salire sull’aereo”. La rapida escalation di avvenimenti non ha fatto altro che aumentare la preoccupazione: “Ci siamo mosse da sole per cercare di tornare a casa, senza successo. Voli che richiedevano il tampone e non c’era il tempo necessario per farlo, viaggi cancellati improvvisamente, treni che non partivano. Assurdo, in un momento del genere, che venga data priorità a un test anti Covid anziché far rientrare in sicurezza le persone nel proprio Paese”.
“Su consiglio dei nostri docenti abbiamo acquistato online il biglietto per il treno che questa mattina dalla Russia ci avrebbe condotte in Finlandia, ben 200 euro. Ma - proseguono - una volta giunte in stazione ci hanno impedito di partire perché non munite di passaporto russo. Contattiamo il consolato e ci riferiscono di star tranquilli poiché i voli stavano partendo regolarmente, informandoci di un volo con scalo a Mosca, direzione Roma. Due biglietti da 219 euro; un’ora dopo l’Italia cancella tutti i voli da e per la Russia”. Niente da fare, prossima mossa: “Su consiglio di un ragazzo di Milano, anch’esso bloccato in Russia, abbiamo acquistato un biglietto per Istanbul, con aereo che dovrebbe partire domattina alle 10,30. Tuttavia, i mezzi della compagnia con cui abbiamo prenotato il volo sono in leasing con una compagnia aerea irlandese che ha disdetto i contratti con la Russia: il nostro timore è che venga annullato anche questo viaggio”. Telefonata con la Farnesina: “Ci hanno detto che non potevano fare nulla perché c’è la guerra. Ma come? Come è possibile che dei cittadini italiani vengano lasciati soli a sé stessi? ‘C’è la guerra’, continuavano a ripeterci. Perché non è stato dato alcun preavviso sul fatto che sarebbero stati chiusi tutti i collegamenti?”, si domandano sconfortate.
“Qua siamo una goccia in un oceano: nessuno ci capisce poiché in pochi parlano inglese e la nostra conoscenza del russo è elementare. Non ci sentiamo per niente tutelate e al momento proviamo disagio e sconforto”. Ore di tensione e speranza: “Nel caso in cui il volo dovesse partire, a Istanbul ad attenderci ci sarebbe un amico, che ci fornirebbe un appoggio per la notte. Abbiamo prenotato anche il volo Istanbul-Roma, non resta che tenere le dita incrociate”. E se anche questo tentativo non dovesse andare a buon fine? “Proveremmo a prenotare un bus per raggiungere l’Estonia e ancora, come ultima spiaggia, per Doha o Dubai”. E concludono con una riflessione: “Quante persone si trovano in una situazione come la nostra? Quante non hanno le disponibilità economiche per affrontare spese continue per voli e viaggi che vengono puntualmente annullati? Dov'è il Governo italiano?”.