"Mi indurranno in coma a causa del problema ai polmoni che mi affligge. Vediamo se questo corpo non è arrugginito e può svegliarsi ancora una volta. Posso solo ringraziare la mia famiglia, il mio fratellino, mamma e papà per tutto, e gli amici per il loro sostegno. Con questo vi saluto fino alla fine di questa tappa decisiva. Saluti e benedizioni a tutti".

Sono le ultime parole pubbliche, in un post del 7 maggio, del giovane Cristopher Mansilla, 30enne ciclista professionista cileno. Ne avrebbe compiuto 31 il prossimo 24 maggio: il giovane atleta, come da lui stesso raccontato, era stato messo in coma indotto. Purtroppo da quel sonno non si sveglierà più, spegnendosi definitivamente nella notte di lunedì, a causa di una trombosi polmonare conseguente al coronavirus.

Una notizia tanto drammatica quanto scioccante per il mondo sportivo cileno, col ministro dello Sport che ha voluto esprimere il cordoglio del Paese: "Siamo profondamente dispiaciuti per la partenza del nostro amato ciclista Cristopher Mansilla, che ci ha lasciato ieri sera quando aveva solo 30 anni".

Mansilla aveva partecipato ai Mondiali su pista nel 2012. Inoltre  nei Giochi Panamericani su pista aveva ottenuto numerosi successi: due ori nell'Americana (2011 e 2012), un argento nello Scratch (2011) e un altro nell'Omnium (2014), oltre a due bronzi nello Scratch (2014 e 2015). Vincitore inoltre di un oro nel 2008 e un bronzo nel 2009 nella specialità sprint a squadre.

Anche il Comitato Olimpico cileno ha reso pubblico un messaggio in ricordo del connazionale sui propri account social: "Riposa in pace. Dal Team Chile ci rammarichiamo per la morte di Christopher Mansilla, un eccezionale ciclista di soli 30 anni e pluripremiato panamericano".