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Il Covid torna a far paura in Cina, riemerge nel cuore dell'Impero di mezzo, nella città che le autorità avevano cercato di proteggere a ogni costo, cioè Pechino. Proprio a Wuhan, il nuovo focolaio ruota attorno a un mercato alimentare, quello di Xinfadi, una delle strutture all'ingrosso più grandi della capitale, situata nel quartiere meridionale di Fengtai a una quindicina di chilometri da Piazza Tiananmen. Giovedì le autorità di Pechino hanno annunciato un caso, il primo di trasmissione "locale" (cioè non importata dall'estero) dopo quasi due mesi, venerdì i casi sono diventati sei, tutti legati al mercato, e sabato mattina, dopo che circa 500 membri del personale sono stati sottoposti al tampone, ne sono emersi altri 45, sebbene asintomatici.
Chiusura del mercato
Il ritorno del virus a Pechino, città simbolo del potere comunista, ha provocato un'ondata di apprensione tra i cittadini e scatenato un'energica risposta da parte delle autorità. Alle 2 del mattino di sabato il mercato di Xinfadi è stato chiuso, così come tutti gli asili e le scuole nei paraggi, mentre una decina di comunità residenziali che lo circondano sono state isolate.
Il quartiere, hanno annunciato le autorità, è entrato in "modalità bellica": circa 10mila persone che hanno legami con il mercato – è riportato sul quotidiano La Repubblica - saranno sottoposte a test, possibile che nelle prossime ore il numero di casi continui a crescere. Xinfadi è il principale ingrosso di Pechino di frutta e verdura, ma ha anche una sezione dedicata a carni e pesci. Si era ipotizzato che a diffondere il virus nel mercato di Wuhan fossero state delle specie selvatiche vendute all’interno, ma la ricostruzione non è stata mai confermata. Per questo nuovo focolaio al momento le autorità non hanno fornito spiegazioni, si sa solo che due dei primi casi positivi sono lavoratori di un vicino centro di ricerca sulle carni, che avevano visitato la struttura.. Alcune tracce di Sars-Cov-2 sono state trovate su un banco per il taglio del salmone, così oggi i supermercati della capitale hanno eliminato tutto il pesce che avevano sugli scaffali.
Anche se finora il livello di allerta sanitaria non è stato ufficialmente alzato, tutta Pechino ha già cominciato a prendere precauzioni. Sei mercati all'ingrosso sono stati chiusi, gli eventi sportivi e l'arrivo di turisti da altre province sospesi, su alcune arterie in uscita dal Sud della città sono stati istituiti dei posti di blocco, la riapertura delle prime classi delle scuole elementari, prevista per lunedì, è stata nuovamente rinviata.
Cai Qi, il capo del Partito comunista di Pechino, considerato un fedelissimo del presidente Xi Jinping, ha convocato le autorità del distretto di Fengtai, ordinando loro di agire con risolutezza per evitare un'ulteriore espansione del contagio: per la leadership cinese una seconda ondata di epidemia, per giunta nella capitale, sarebbe un colpo di immagine durissimo dopo le misure draconiane (e costosissime per l'economia) intraprese per arginare la prima. Proprio sabato scorso il livello di allerta a Pechino era stato abbassato al grado tre, il secondo più basso. Restrizioni e controlli erano stati ulteriormente alleggeriti, ora potrebbero tornare.