Domani comincia ad Algeri la missione del premier Mario Draghi di recidere buona parte del cordone ombelicale che tiene legata l’Italia al ricatto sul gas di Vladimir Putin. Draghi incontrerà il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune per celebrare la firma di un accordo che porterà almeno 9 miliardi di metri cubi in più di gas dall’Algeria, nostro maggiore fornitore di gas dopo la Russia.

Dal TransMed sono transitati nel 2021 circa 10 miliardi di metri cubi in quota Eni destinati all’Italia, e altri 11 in quota ad altri operatori italiani e internazionali, per un totale di 21.

Con Draghi ci saranno i ministri della Transizione ecologica Roberto Cingolani e degli Esteri Luigi Di Maio, che aveva aperto il canale diplomatico per rafforzare la cooperazione energetica tra i due Paesi con una visita il 28 febbraio, accompagnato dall’ad Eni Claudio Descalzi, anch’egli presente in questa occasione.

Con il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune, Draghi dovrebbe sottoscrivere anche un patto per investimenti comuni delle rinnovabili, che hanno grande potenziale di sviluppo in Nord Africa e consentirebbero tra l’altro, secondo collaboratori del premier, di liberare altro gas per le esportazioni.

Per sopravvivere alla guerra del gas, il governo italiano si muove su più livelli: in primis ricercare il gas da altri Paesi e spingere al massimo la produzione italiana ricorrendo se necessario anche al carbone. A breve verrà importato anche il gas liquido, a partire da quello aggiuntivo promesso dagli Stati Uniti all’Europa, e la potenza delle rinnovabili.