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Terzo assassinio di un giornalista quest’anno in Brasile. Da sempre in prima linea sul fronte delle denunce di episodi di corruzione di amministratori e politici locali, è stato ucciso nel pomeriggio del 6 agosto Gleydson Carvalho, direttore di Radio Liberdade FM, con sede in una piccola città sul mare, Camoncim, nello Stato del Cearà, in Brasile. Due killer hanno fatto irruzione negli studi dell’emittente e hanno freddato il giornalista con tre colpi di pistola durante una sua trasmissione in diretta.
Tra il 2014 e il 2015, in Brasile sono stati ammazzati 11 reporter e commesse 209 aggressioni. Il direttore Carvalho, come da egli stesso denunciato sulle pagine di facebook all’inizio di agosto, era stato “minacciato, calunniato, diffamato, offeso e insultato”. Il giornalista, però, di fronte agli scandalosi casi di corruzione locale non aveva di certo uno spirito arrendevole. Tanto è bastato per decretarne la morte. Dopo l’omicidio di Carvalho, l’indignazione in Brasile è tanta. Ma desta anche scalpore, per quanto ormai non sorprenda, il fatto che non si trovino mai i responsabili dei delitti commessi.
In Brasile, così come in altri Paesi ad alto indice di corruzione e di malaffare, non c’è posto per i giornalisti coraggiosi. Eppure, sono loro, desolatamente soli nelle denunce e inchieste, rischiose fino alla morte, a rappresentare, forse, quell’ultimo vero baluardo che sorregge le coscienze e le speranze dei cittadini assetati di giustizia e di equilibrio sociale.