Sei alpinisti, di cui 5 italiani, sono morti tra domenica e lunedì nella zona della Pigna d’Arolla, sulle Alpi svizzere. Erano scalatori esperti, amici tra di loro e a un passo dalla salvezza dopo essere rimasti intrappolati a 3.100 metri d'altezza.

Oltre alla guida alpina Mario Castiglioni di 59 anni, comasco ma residente in Svizzera, gli altri tre italiani morti per assideramento di cui si è risaliti all’identità sono bolzanini, molto conosciuti negli ambienti del Cai. Si tratta di Elisabetta Paolucci di 44 anni, insegnante di scuola superiore, Marcello Alberti di 53 anni, commercialista, e sua moglie Gabriella Bernardi di 52 anni, responsabile risorse umane alla Thun.

Anche la moglie di Castiglioni, Kalina Damyanova, 52enne bulgara era parte della spedizione ed è morta martedì in tarda mattinata in ospedale. 

È andata meglio a Tommaso Piccioli, che aveva preso parte alla spedizione. Di lui non si avevano notizie da lunedì sera, ma alla fine è stato messo in salvo. “Mi hanno appena dimesso dall’ospedale – ha raccontato al telefono al papà – È successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza».

L’Ambasciata italiana a Berna è in costante contatto con le autorità locali. La polizia svizzera ha assicurato che non ci sono dispersi.

Il gruppo, che era formato da 14 persone di nazionalità italiana, tedesca e francese, non è mai giunto alla meta prevista di Cabane des Vignettes (3.160 m), in territorio svizzero. Un’improvvisa bufera, che li ha costretti a trascorrere la notte all’addiaccio, è stata fatale per cinque di loro.

A dare l’allarme sono stati Tommaso Piccioli e un’escursionista tedesca, che all’alba hanno attirato l’attenzione di due sciatori avvistati in lontananza.



Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, l’allarme arrivato alle ore 6,30 di lunedì mattina parlava di una persona in difficoltà, ma una volta giunti sul posto i soccorritori si sono ritrovati davanti a una situazione drammatica. Mario Castiglioni era già morto, precipitando dalle rocce mentre cercava di ritrovare la strada per il rifugio de Vignettes. Gli altri 13 scialpinisti erano in gravi condizioni di ipotermia e sono stati trasportati d’urgenza in ospedale, dove altri quattro sono deceduti.