L’aereo (finto perché dismesso da tempo) c’è, lo scivolo è pronto, le bare, che possono essere anche senza il morto, sono allineate e i militari, generali compresi, sono lì, in postura marziale e in attesa di scattare sull’attenti. Ciak, si gira? Ma scherziamo? Non si parla di film, ma di storia vera, di lacrime autentiche, di dolore profondo. E’ l’estremo saluto, con funerali di Stato, riservati  ai militari americani morti in conflitto o in missione all’estero, ritrovati e riconosciuti, ma non sempre, anche dopo tanti anni e a volte con tante riserve. 

Tutto vero, insomma, nonostante ci sia della finzione. Ma è inevitabile, per ammissione dello stesso Pentagono. Capita, così, che qualche bara può essere vuota e tal altra con resti di militari non riconosciuti.  “La cerimonia è fondamentalmente un gesto simbolico”, riconosce il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Sarà, la pietas è importante, il valore dei simboli anche, però, chissà, forse i parenti delle vittime avrebbero preferito la verità a una bara col nome del proprio congiunto, ma con il corpo o i resti sconosciuti.