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Ragnar Locker, è questo il nome di uno dei gruppi hacker più noti al mondo finito nel mirino degli investigatori e della magistratura europea nell'ambito dell'operazione che ha portato al fermo a Parigi di uno dei suoi componenti, un 35enne di origini russe, residente nella Repubblica Ceca, e dipendente come informatico di un'azienda francese. Sono 168 i 'colpi' accertati dalla polizia internazionale riconducibili ai criminali informatici.
Da quanto si è appreso, a incastrare l'uomo è stata una vacanza in Italia. Grazie ai dati lasciati a una struttura dove ha alloggiato a Milano è stato possibile identificarlo e dargli un volto e un nome. Secondo le indagini coordinata dai pm milanesi Barbara Benzi, Cristian Barilli e dall'aggiunto Eugenio Fusco, che hanno ipotizzato nei confronti del 35enne i reati di associazione per delinquere, intrusione in sistema informatico e tentata estorsione, la Campari e la Dolmar, rimaste vittime di una esfiltrazione di dati, non hanno pagato alcun riscatto.
All'uomo sono stati sequestrati i dispositivi elettronici che aveva sia a Parigi sia nella sua abitazione di Praga. Secondo la ricostruzione degli inquirenti e degli investigatori europei e dalle 'intercettazioni' sui server, il gruppo, dopo l'attacco, lasciava la sua firma: all'apertura del computer sullo schermo compariva 'Ragnar Locker'. Dopo di che partiva l'esfiltrazioni dei dati e la richiesta di riscatto. Decisiva, per bloccare l'uomo è stata, dunque, la sua vacanza milanese del marzo scorso. Fermato per 96 ore, dopo il suo interrogatorio il giudice istruttore di Parigi, oggi ha chiesto a un altro giudice la misura cautelare in carcere. Non si esclude che la procura di Milano chieda l'estradizione. Di certo lo dovrà interrogare. Per l'ospedale di Alessandria, una delle 'vittime' italiane del gruppo procede la magistratura torinese.