Generare e sostenere comunità inclusive significa eliminare ogni discriminazione e soddisfare concretamente l'esigenza di ogni persona di sentirsi riconosciuta e di sentirsi parte. Non c'è inclusione, infatti, se manca l'esperienza della fraternità e della comunione reciproca. Non c'è inclusione se essa resta uno slogan, una formula da usare nei discorsi politicamente corretti, una bandiera di cui appropriarsi. Non c'è inclusione se manca una conversione nelle pratiche della convivenza e delle relazioni”.

Così il Papa nell'udienza a un gruppo di persone con disabilità in occasione della loro Giornata Internazionale.

“È doveroso - ha proseguito Francesco - garantire alle persone con disabilità l'accesso agli edifici e ai luoghi di incontro, rendere accessibili i linguaggi e superare barriere fisiche e pregiudizi. Questo però non basta. Occorre promuovere una spiritualità di comunione, così che ognuno si senta parte di un corpo, con la sua irripetibile personalità”.

“Solo così - secondo il Pontefice - ogni persona, con i suoi limiti e le sue doti, si sentirà incoraggiata a fare la propria parte per il bene dell'intero corpo ecclesiale e della società”.

“Auguro a tutte le comunità cristiane di essere luoghi in cui 'appartenenza' e 'inclusione' non rimangano parole da pronunciare in certe occasioni, ma diventino un obiettivo dell'azione pastorale ordinaria”, ha aggiunto.

“Cari fratelli e sorelle - ha concluso quindi Bergoglio, rivolto ai disabili -, in questo tempo, nel quale sentiamo quotidianamente bollettini di guerra, la vostra testimonianza è un segno concreto di pace, un segno di speranza per un mondo più umano e fraterno. Andate avanti in questo cammino!”.