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La denuncia da uno studio dell’All India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, Paese dove questo fenomeno è purtroppo molto diffuso, che ha stabilito che in tutto il mondo tra l’ottobre 2011 e novembre 2017 ci sono stati 259 morti per selfie, ovvero persone che hanno perso la vita in seguito ad incidenti causati dalla ricerca della foto perfetta in luoghi o situazioni pericolose.
Più dell’85% di chi è morto per un selfie ha un’età compresa fra i 10 e i 30 anni, e le vittime per tre quarti sono maschi, e su 259 morti quasi la metà erano indiani, seguiti da Russi ed Americani.
Gran parte delle vittime, circa 70, sono morte per annegamento, mentre la seconda causa più frequente sono gli incidenti con mezzi di trasporto, primo fra tutti il treno.
Fra le altre cause di morte ci sarebbero le cadute da posti molto alti, gli incendi, le scosse elettriche e persino gli animali.
In India, Russia e Germania, esistono già delle aree “no-selfie zone”, e vengono lanciate delle campagne pubblicitarie educative con lo slogan “anche un milione di like sui social non vale la vostra vita”.
Molti di questi selfie mortali sono anche facili da trovare in rete, perché postati un momento prima dalle vittime stesse. Come il caso del ragazzo indiano travolto dal treno, o il ragazzo americano precipitato dal grattacielo, o ancora la ragazza precipitata nelle cascate del Niagara.
“Sono morti che si sarebbero potute evitare” sottolinea Agam Bansal, autore dello studio, che si dice certo che il vero dato delle morti da selfie sia più alto di quello elencato nel suo studio, in quanto molti non sono denunciati come tali.