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Le autorità iraniane hanno eseguito questa mattina le condanne a morte per impiccagione che erano state inflitte a Majid Kazemi, Saleh Mirhashemi e Saeed Yaghoubi. Lo ha reso noto la Magistratura iraniana. I tre erano stati arrestati a settembre nella città di Isfahan, nell'Iran centrale, durante manifestazioni di protesta esplose a livello nazionale per la morte della 22enne curda iraniana Mahsa Amini, arrestata dalla cosiddetta polizia morale di Teheran con l'accusa di non aver indossato correttamente il velo islamico.
I tre sono stati riconosciuti colpevoli e condannati per il reato di "moharebeh", ovvero "guerra contro Dio", perché accusati di aver ''estratto una pistola durante una manifestazione a Isfahan provocando la morte di tre membri delle forze di sicurezza'', si legge sul sito web di Mizan Online. Con le impiccagioni di oggi salgono a sette gli iraniani uccisi in relazione alle proteste. Ieri il portavoce del Dipartimento di Stato americano Vedant Patel aveva chiesto a Teheran di non procedere con l'esecuzione parlando di ''un affronto ai diritti umani e alla dignità di base in Iran e ovunque''.
“Questa mattina all’alba sono stati impiccati, nella città iraniana di Isfahan, i tre manifestanti che erano stati arrestati nel novembre del 2022, sottoposti a torture e a confessioni estorte con la tortura. Un processo farsa - afferma Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia - Con la loro esecuzione arrivano a sette i manifestanti già impiccati dall’inizio delle proteste, in un contesto in cui l’Iran ha registrato già 260 impiccagioni solo quest’anno, che si aggiungono alle 576 dello scorso anno. Appena 24 ore fa, le autorità iraniane avevano accusato le organizzazioni per i diritti umani di aver diffuso la notizia falsa dell’imminente esecuzione. Altro che falsa, purtroppo. La comunità internazionale agisca per mettere fine a questa strage di stato”.