Progettato per intercettare e distruggere missili e razzi a corto raggio, l'Iron Dome è un sistema di difesa antimissile sviluppato da Israele e balzato agli onori della cronaca dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, che ha riacceso il conflitto israelo-palestinese.

Le autorità israeliane hanno dichiarato che la tecnologia militare vanta un tasso di successo del 90% nell'intercettare i razzi nemici, ma come funziona?

Iron Dome, letteralmente "cupola di ferro", si basa sulla triade radar-centro di controllo-lanciatore sparamissili (solitamente di tipo "Tamir"). Il radar (EL/M-2084 Multi-mission, sviluppato dalla israeliana Delta) rileva una minaccia a una distanza variabile relativamente breve, compresa tra i 3 e i 72 km circa, prevedendone traiettoria e obiettivo, poi elabora rapidamente queste informazioni e le invia al centro di controllo (il cosiddetto Bmc: Battle and Weapons Management Control, della mPrest Systems, sempre israeliana) che le analizza per fare previsioni e attivare la risposta, la quale giunge al lanciatore, che a sua volta attiva e spara un missile per intercettare la minaccia e distruggerla.

Se il razzo, secondo la valutazione, non rappresenta una minaccia, il centro di controllo ed elaborazione dati lascia che si schianti al suolo, nell'ottica di preservare i missili, ognuno dei quali costerebbe intorno ai 50.000 dollari. Altrimenti, viene effettuato il lancio di un missile e in certi casi anche di due, per essere maggiormente sicuri di abbattere il bersaglio.

Il missile non si scontra direttamente col razzo nemico, ma si avvicina alla giusta distanza dall’obiettivo, per poi esplodere. La deflagrazione e la nuvola di schegge metalliche che ne derivano distruggono il razzo nemico.

Il sistema Iron Dome però non è infallibile, come si è visto negli ultimi giorni: i numerosi razzi lanciati da Hamas sono riusciti a incrinare lo scudo difensivo. Si tratta del famoso “attacco di saturazione”: quando un alto numero di razzi si abbatte sull’obiettivo, il sistema va in tilt perché non riesce ad eliminarli tutti, ed è un difetto comune a tutti i sistemi Abm.

Iron Dome pare che abbia anche difficoltà ad intercettare i razzi sparati su traiettorie “piatte” e più ampie.

Le sue percentuali di successo in ogni caso sono alte, stando ai dati raccolti finora, tra l'84 e il 90%.

Il progetto prese piede nel 2007 senza il supporto di Washington, per volontà del ministro della Difesa Amir Peretz e venne sviluppato dalla Rafael Advanced Defense Systems israeliana. Dal 2011, invece, Iron Dome è diventato un progetto cofinanziato dagli Stati Uniti attraverso la Raytheon Company, l'azienda americana specializzata in sistemi di difesa, fusasi dal 2020 con la United Technologies, dando vita alla Raytheon Tecnologies.

Il supporto americano al sistema di difesa fa parte di un pacchetto di aiuti militari che ammonta a 38 miliardi di dollari per il periodo 2019-2028.

Iron Dome è entrato in funzione per la prima volta nel marzo del 2011 nei pressi della città di Beersheva, a circa 40 chilometri dalla Striscia di Gaza.