"L’espulsione dei diplomatici non ha nessuna incidenza, semplicemente ha dato un segno al governo russo. L’esercito ucraino sta facendo dei miracoli, ma se l’Occidente non decide di comunicare alla Russia che nel giro di un’ora l’Ucraina entrerà nell’Ue e nella Nato, allora non gli resta che giocare di rimessa espellendo i diplomatici. Un provvedimento debole rivolto all’opinione pubblica per dire che si fa quel che è possibile fare. Ma non serve assolutamente a niente". Così il prof. Salvatore Sechi, storico e accademico, docente di Storia contemporanea e già consulente della commissione Mitrokhin, commenta la decisione del governo italiano di espellere 30 diplomatici in servizio presso l'Ambasciata russa in Italia in quanto persone non grate.

"Il comportamento della Russia sul campo in Ucraina - spiega Sechi - non può essere contrastato fin quando la linea di condotta dei Paesi occidentali è quella di evitare un intervento diretto. In questa situazione è evidente che la Russia userà tutti gli strumenti a disposizione per cercare di assoggettare l’Ucraina alla sua Federazione. I russi si fermano una settimana, fingono di intavolare una trattativa ma in realtà si riposizionano militarmente. L’Occidente manda le armi ma non interviene direttamente sul terreno, quindi dispone solo delle sanzioni, che però richiedono tempi lunghi per produrre effetti, ma nel breve periodo non sono una soluzione, anzi, colpiscono chi le adotta, in particolare l’Italia e la Germania. Così il gioco si restringe in una dimensione tradizionale, che è quella classica di reagire cacciando i diplomatici. Ma la domanda da porsi è un’altra: perché solo adesso? Se ci sono 30 persone del corpo diplomatico russo da cacciare perché, immagino, erano delle spie, perché solo ora?".

Quanto alla probabile reazione della Russia, già annunciata dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, e dall’ambasciatore russo, Sergey Razov, il prof. Sechi osserva: "Tradizionalmente, alla cacciata dei diplomatici si risponde con l’espulsione di altri diplomatici, un provvedimento alla pari. Ma questo è un gioco di fioretto. Il passo ulteriore della Russia potrebbe essere quello di richiamare il loro ambasciatore, e poi potremmo farlo anche noi col nostro, ma in questo caso significa azzerare i rapporti diplomatici. Però i Paesi europei, Italia compresa, e la Russia non hanno ancora rotto i rapporti diplomatici".

Per il prof. Sechi, "in base alle parole usate dal ministro Di Maio, si può desumere che i diplomatici espulsi fossero delle spie. L’accusa è questa, che la nostra sicurezza era minata dal fatto che questi diplomatici svolgessero anche servizio di spionaggio. Bisogna tenere conto che il corpo diplomatico tradizionale dell’Unione Sovietica era formato prevalentemente di spie del Kgb, ma questo si sapeva. Pensandoci bene - aggiunge Sechi a mo’ di battuta -, Di Maio il provvedimento avrebbe dovuto prenderlo anche verso se stesso, il M5S e Salvini, che sono stati tutti filo-putiniani".

 

Quanto alla probabile reazione della Russia, già annunciata dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, e dall’ambasciatore russo,

Quanto alla differenza fra lo spionaggio russo durante la Guerra Fredda e quello sotto il ‘regno’ di Putin, che ha visto anche l’avvelenamento, fra gli altri, di Alexei Navalny, Alexander Litvinenko, Sergei Skripal e sua figlia Yulia, Sechi osserva: "Putin ha una concezione del ruolo delle opposizioni e del pluralismo ancora più restrittiva di quella che aveva l’Unione Sovietica, quindi opera sul fronte segreto e clandestino con una durezza e asprezza che l’Urss aveva molto di meno. L’Occidente, dopo il 1991, ha preferito isolare e umiliare la Russia, anche se non ha preso mai provvedimenti in questo senso, semplicemente ha colpito l’immagine di sicurezza che Mosca ha sempre alimentato. L’uso che Putin fa dello spionaggio - e fa tutto lui, non deve certo convocare il Consiglio di guerra come Biden - è anche una reazione al timore dell’isolamento russo e per la sicurezza".

"Putin, che presso l’opinione pubblica ha ancora un consenso enorme, non può perdere- chiosa infine il prof. Sechi -, lui a questo punto deve dare l’Ucraina ai russi. Putin ha sbagliato tutte le mosse, pensava di conquistare Kiev in due giorni cacciando il governo ma non è avvenuto, però non può perdere, perché se perde è finito. La Russia non è un regime liberaldemocratico, è una dittatura. Putin ha abbattuto i ceceni, usa ogni tipo di violenza nei confronti degli oppositori. Putin è un pericoloso dittatore".