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Sono trascorsi 15 anni da quando Roberto Benigni ci rendeva orgogliosi di essere italiani mentre, camminando letteralmente sulle spalliere delle poltroncine rosse del Kodak Theatre, oggi Dolby Theatre, si accingeva ad impugnare la preziosa statuetta per il miglior film straniero: “La vita è bella”.
Nel 2014 il premio torna all’Italia, a “La grande bellezza” impareggiabile opera di Sorrentino con un Toni Servillo in stato di grazia, a distanza di ben 52 anni dalla delusione di Fellini – candidato nella categoria di miglior regista – per la mancata premiazione de “La dolce vita”. Le sue parole emozionate dopo aver ricevuto l’oscar, accompagnato da Servillo e dal produttore, sono state: “Grazie alle mie fonti di ispirazione: Talking Heads, Federico Fellini, Martin Scorsese e Maradona. Grazie a Roma e a Napoli e alla mia personale grande bellezza: Daniela, Anna e Carlo”.
E proprio a Fellini il nostro Sorrentino si è dichiaratamente ispirato. Il film racconta, infatti, la crisi esistenziale di Jep Gambardella (di cui Toni Servillo ne è il magnifico interprete), uno scrittore napoletano che si muove in una Roma indimenticabile, evocativa e al tempo stesso dissoluta, che appare dedita unicamente alla “dolce vita” in cui la sacralità della capitale si mescola abilmente alla decadenza dei suoi protagonisti. Affiancano Jep, spogliarelliste mature, scrittori falliti, nobili decaduti, ricche annoiate, in una imperdibile galleria di personaggi grotteschi, presentati con sguardo sempre sprezzante e critico che mette in luce un vuoto dell’esistenza in cui essi “naufragano” dolcemente e apparentemente senza speranza di redenzione.
“La grande bellezza” è un affresco epocale dai colori vividi che racchiude, in una cornice dorata e bellissima, l’impietosa sfilata di personaggi eccezionali – tra cui Carlo Verdone e Sabrina Ferilli – senza identità e sopraffatti da rovine interiori che si sublimano nel confronto con le antiche rovine della città eterna. Sorrentino si conferma un autore straordinario, capace di infrangere gli schemi di un cinema – quello italiano – che tenta di risollevarsi e da cui tutti noi dovremo apprendere l’audacia e la volontà di osservazione critica che ci permetterebbero di comprendere meglio il prossimo e noi stessi.
Il film ha vinto quasi tutti i premi. Oltre l’Oscar, tra i principali, anche: Golden Globes, Bafta Awards, European Film Awards, Nastri d’argento, Globo d’oro, Hollywood Film Festival e una valanga di nomination.
Un cinema che è una speranza. Un’emozione che è orgoglio di essere italiani.
Daniela Angius