Qualche giorno fa aveva attribuito le colpe della pandemia ai gay. “Il Coronavirus è la punizione divina per gli omosessuali” aveva detto l’ultra-conservatore ministro israeliano della Salute Yaakov Litzman. Ma ironia della sorte qualche giorno fa è risultato positivo al Covid-19 insieme alla moglie. Litzman, che è anche un rabbino, ha più volte violato le misure sul distanziamento sociale partecipando a diverse riunioni di culto, ed esponendo a possibili contagi numerose autorità del Paese.

Lo stesso primo ministro Benyamin Netanyahu si è posto in quarantena volontaria, così come il capo del Mossad, Yossi Cohen, il capo di Stato maggiore, Aviv Kohavi, e due altri generali. Nel complesso la grande comunità ḥaredi, di cui Litzman fa parte, ha registrato un gran numero di contagi. Così in Israele molti si sono schierati contro gli ultraconservatori, accusati di essere untori. Un clima pesante nel Paese tanto che il municipio di Ramat Gan, sobborgo alla periferia est di Tel Aviv, ha eretto una barriera per bloccare tutti gli accessi a piedi con la confinante Bnei Brak, cittadina abitata principalmente da ḥaredi e da venerdì scorso dichiarata zona rossa per l’alto numero di contagi.

 

Ad accusare la comunità omosessuale per la pandemia da Coronavirus non è stato solo Litzman. Sempre in Israele il rabbino ultraradicale israeliano Meir Mazuz se l’è preso con i Pride, definiti una “parata contro la natura” poiché “quando qualcuno va contro la natura, colui che ha creato la natura si vendica di lui”.