"Mi hanno trattato come Pablo Escobar". A due settimane dal suo arresto in Belgio, Radja Nainggolan rompe il silenzio facendo chiarezza sull'indagine per traffico di cocaina che lo ha visto coinvolto insieme ad altre 15 persone. Il calciatore ex Cagliari, Roma e Inter era stato arrestato lo scorso 27 gennaio, dopo essere finito nel taccuino dei nomi chiave nell'inchiesta legata all’importazione di cocaina dal Sud America in Europa, attraverso il porto di Anversa e la commercializzazione dello stupefacente sul territorio belga.

Poi diverse ore di interrogatorio, la notte in cella e il rilascio, con l'invito delle autorità a non abbandonare il Paese prima che si faccia ulteriore chiarezza sulla vicenda. Il Ninja, intervistato da Het Laatse Nieuws, ha ripercorso quei momenti: "L'interrogatorio è durato 4 ore e si sono fatte le 18, così ho passato la notte in cella. Il mio legame con Sekkaki? Mi hanno fatto domande su di lui, è un amico. Non siamo mai stati coinvolti in affari loschi", chiarisce il calciatore.

E sulla detenzione: "La prigione è stata un'esperienza strana. Non ho nulla a che fare con quei casi di droga", conclude Nainggolan.