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Il 14 giugno del 2004, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha istituito la giornata mondiale del donatore di sangue.
Lo scopo è quello diincentivare le donazioni periodiche e di dare risalto all’impegno dei donatori volontari i quali, periodicamente, con il loro gesto di solidarietà, contribuiscono a salvare vite umane, grazie anche alla nostra cultura tesa a difendere strenuamente i valori della salute e della vita.
Nel 2019 in Italia i donatori di sangue sono stati più di un milione e mezzo, sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente. Per diventare donatori occorre avere un’età compresa tra 18 anni e 60 anni, un peso non inferiore a 50 kg ed essere in buono stato di salute. L’idoneità alla donazione viene stabilita mediante un colloquio personale, una valutazione clinica da parte di un medico e l’esecuzione degli esami di laboratorio previsti a garanzia della sicurezza del donatore e dell’eventuale ricevente. Chi desidera diventare donatore di sangue può prendere contatto con la sede AVIS più vicina o rivolgersi all’azienda sanitaria locale.
La donazione del sangue è un atto di grande civiltà e di rispetto per la vita stessa. Le idee di partecipazione e di responsabilità, riferite ad un discorso etico sulla difesa della vita, riconducono al riconoscimento dell’identità culturale di un individuo e di un popolo. Per noi significa conciliare la nostra educazione moderna, laica e illuministica, con la nostra anima cristiana e romantica, al fine di accettare il principio che la vita umana ha un valore infinito e una sua sacralità.
La vita è un valore affidato alla responsabilità dell’uomo ed è un valore in sé, indipendentemente dalla sua qualità, in quanto vita della persona. Pertanto, ogni singolo uomo ha il dovere di partecipare responsabilmente alla difesa della propria e altrui vita. Il principio della solidarietà fra gli uomini dovrebbe muovere ogni persona ad impegnarsi per il bene comune e ad acquisire senso di responsabilità verso gli altri uomini.
Essere solidali significa mettere l'uomo al centro su cui si punta il compasso della vita, per instaurare una spiritualità dettata dalla ragione, per rendere gli uomini e i popoli liberi e consapevoli della loro libertà e per concorrere, nella fratellanza, a costruire la giustizia e il bene universale.
Gandhi ha scritto in una sua poesia: “Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla. Prendi la speranza, e vivi nella sua luce”.
Come sardo, più modestamente, io potrei dire:
Si pesant in coro tott’umpare
in s’ aèra
comente s’unda dae su mare
de sa vida
sas boghes nostras
de ispera.
Mannos e minores
ispettan su ‘entu
chi attit
su profumu
de fiores de campu
e de amore.
Traduzione
Le voci
della nostra vita
di speranza
si levano in coro
al cielo
come onda che viene dal mare.
Grandi e piccoli
aspettano il vento
che porta
il profumo
dei fiori di campo
e dell’amore.