Brutte notizie arrivano da uno studio compiuto in Cina dagli studisi dell'Università di medicina Zhejiang University, secondo il quale il consumo frequente di cibi fritti, soprattutto patatine, potrebbe favorire ansia e disturbi depressivi e aumentare il rischio rispettivamente del 12% e del 7% .

I più colpiti, stando ai risultati scientifici, sarebbero i consumatori maschi e più giovani . La ricerca è stata condotta su una popolazione di 140.728 persone ed è stata pubblicata sulla rivista Pnas.

Lo studio è stato condotto in via sperimentale anche sui pesci zebra , specie utilizzata spesso dalla comunità scientifica internazionale come modello genetico di analisi per molte patologie umane, perché il 70% loro genoma è del tutto simile a quello degli esseri umani, di cui condivide gli stessi geni responsabili di alcune malattie tra cui tumori, disturbi cardiaci e patologie neurodegenerative.

I pesci zebra sono stati esposti all'acrilamide, un contaminante alimentare che si sviluppa durante le cotture ad alte temperature perciò particolarmente presente nei cibi fritti.

I pesci hanno mostrato una spiccata tendenza ad evitare la luce e ad aggrapparsi ai bordi del recipiente in cui si trovavano.

E' stato osservato anche che il trattamento con acrilamide riduceva negli esemplari l'azione di un gene che regola la permeabilità della barriera emato-encefalica, una struttura interposta fra sangue e parenchima nervoso, che modera il passaggio di sostanze chimiche dal sangue al cervello e viceversa.

Gli esperimenti hanno dimostrato quindi che l'esposizione dei pesci zebra all'acrilamide alterava il metabolismo dei lipidi nel loro cervello, fondamentale nello sviluppo dei sintomi legati ad ansia e depressione e da qui l'associazione di questi stati emotivi con i cibi fritti.