Polacchi in piazza contro il divieto quasi totale di aborto vigente nel Paese. Decine di migliaia di manifestanti hanno protestato oggi in 80 città del Paese, ricordando la trentenne incinta di 22 settimane morta il 22 settembre scorso a causa di uno shock settico dopo che i medici, seguendo la legge restrittiva sull'interruzione di gravidanza in vigore dall'inizio di quest'anno, si sono rifiutati di praticare l'aborto, nonostante il feto fosse malformato.

Secondo quanto denunciato dai familiari e dalle ong per i diritti delle donne, la donna avrebbe potuto salvarsi con un intervento tempestivo dei sanitari. "I medici hanno atteso la morte del feto. Il feto è morto, la paziente è morta", aveva scritto su Twitter l'avvocata della famiglia, secondo cui si tratterebbe della prima deceduta come conseguenza della nuova normativa.

Due medici coinvolti nella vicenda sono stati sospesi e la procura competente ha aperto un'inchiesta. "Nessun'altra deve morire", è stato uno degli slogan dei dimostranti in strada oggi a Varsavia e tante altre città, che hanno anche osservato un minuto di silenzio in memoria di Izabella, come è stata identificata dai media locali la parrucchiera morta il mese scorso a Pszczyna, nel sud della Polonia, lasciando una figlia di nove anni e il marito.