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"È un’operazione di ricerca e soccorso, dobbiamo per forza continuare a sperare", ha spiegato ieri sera a Boston il capitano della Guardia Costiera statunitense Jamie Frederick ai giornalisti che gli chiedevano se ancora fosse ottimista, mentre mancavano 20 ore prima che l’ossigeno a disposizione dei cinque passeggeri del Titan si esaurisse.
Le famiglie dei dispersi aspettano di avere notizie a bordo di una delle cinque navi americane e canadesi che dalla superficie li cercano nei pressi del relitto del Titanic. "Dopo aver considerato tutti i fattori, a volte ti trovi nella posizione di dover fare una scelta difficile - ha aggiunto Frederick -. Potremmo trovarci a quel punto, e allora ne discuteremo innanzitutto con le famiglie".
La speranza di poter trovare e riportare in superficie i passeggeri del sommergibile, disperso da domenica nell’oceano Atlantico per cause non ancora chiarite, sono sempre più flebile. La fine dell’ossigeno, secondo una stima, è fissata alle 6 del mattino di oggi (mezzogiorno circa ora italiana).
Ad alimentare la speranza dei soccorritori alcuni suoni ripetuti ogni mezz'ora captati dai sonar di un aereo canadese sia ieri che il giorno prima: possibili colpi contro lo scafo, secondo i media americani. Un dettaglio certamente rilevante, poiché uno dei dispersi, Paul-Henri Nargeolet, ex capitano della Marina francese, conosce sicuramente il protocollo che prevede di fare rumore ogni mezz’ora per tre minuti, in modo da essere notati dai sonar.
Eppure, i due ROV azionati dalla nave Deep Energy, capaci di muoversi fino a 4.000 metri di profondità, non hanno trovato nulla di concreto. "L’ROV ha telecamere e luci ma nelle profondità non vede molto - spiega al Corriere l'ex capitano della Marina americana David Marquet -. Va nella zona, manovra tra le correnti, striscia in avanti nel buio totale alla ricerca di quello che è un oggetto grande quanto un piccolo autobus. E ci sono pezzi del Titanic e formazioni rocciose intorno alle quali deve manovrare".