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Mentre il mondo fa ancora i conti con la pandemia da Sars-CoV-2 un altro virus ha fatto di recente il "salto di specie". Si tratta di una forma di epatite - denominata E - che si pensava infettasse soltanto i topi. Invece, come riferisce la Cnn, un uomo di 56 anni, risultato positivo al virus che infetta i ratti, ma non alla sua variante "umana" (se ne conoscono in tutto quattro), gli scienziati stanno riconsiderando le loro convinzioni.
Questo virus causa febbre, ingrossamento del fegato, itterizia. "Improvvisamente, ci siamo trovati di fronte un virus che passa dai topi all'uomo", ha detto al network americano Siddharth Sridhar, un microbiologo della ex colonia inglese che ha fatto la scoperta.
Si pensava che fosse un caso isolato. E invece, da quel "paziente zero" in poi, ne sono stati riscontrati altri dieci. L'ultimo, una settimana fa: un sessantunenne con funzioni epatiche alterate che è stato testato ed è risultato positivo. E potrebbero esseri centinaia di altri casi "silenti", avvertono i virologi.
Il problema è che non si riesce a risalire all'origine del contagio. Ma non c'entra, questa volta, la tradizione cinese di acquistare animali vivi per consumarne la carne dato che i ratti non vengono consumati a tavola. Secondo l'Oms, l'epatite E si trasmette solitamente tramite acqua contaminata. L'ultimo caso si è rivelato un vero enigma: nessun viaggio recente, nessun contatto con topi o fonti idriche possibilmente infette. Inoltre, anche questo virus è poco conosciuto (affermazione ormai inflazionata), e quindi nessuno sa quali siano i tempi di incubazione: probabilmente i contagi sono avvenuti molto tempo fa, ma non c'è modo di provarlo. Inoltre, la terapia usata per la variante "umana" sembra non essere del tutto efficace in quella provocata dal virus dei topi.
"Ciò che sappiamo - ha detto Sridhar - è che i topi di Hong Kong sono portatori del virus, e che lo stesso germe patogeno passa all'uomo. Ma come arrivi a infettare gli esseri umani - attraverso cibo contaminato o un altro animale che fa da anello di congiunzione, non lo sappiamo, è questo l'anello mancante". Secondo il virologo, potrebbe trattarsi soltanto della punta di un iceberg, anche perché (anche questo suona familiare?) a volte chi viene contagiato ha sintomi molto lievi o completamente trascurabili, e non viene ricoverato.