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Prima intervista del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a un giornale italiano. "Gli ucraini abbattono le bandiere russe sotto i proiettili, la nostra nazione è devastata, intere città come Hostomel, Volnovakha e Bucha semplicemente non esistono più, le hanno spazzate via" dice il presidente a La Repubblica.
“Putin non si fermerà qui e andrà oltre, questo deve essere chiaro per tutti gli europei, per tutti i leader d'Europa e del mondo", spiega Zelensky.
“L'esercito, i cittadini ucraini, le autorità a Kiev e in varie regioni, si sono tutti radunati e hanno opposto una feroce resistenza, frenando questa aggressione, la più brutale dai tempi della Seconda guerra mondiale. Stanno distruggendo le nostre infrastrutture, le nostre case, le scuole, gli ospedali, gli asili nido, stanno creando delle barriere, bloccando gli aiuti umanitari, stanno detenendo le persone in condizioni disumane - senza luce, acqua, cibo e medicine, ma la gente continua a partecipare alle proteste nelle città occupate. Le persone sotto i proiettili abbattono le bandiere russe e si oppongono all'occupazione", racconta Zelensky.
"Secondo i piani del nemico – continua il presidente ucraino - si prevedeva la conquista dell'Ucraina entro pochi giorni, 48 o 72 ore. Ma la guerra lampo è fallita e l'eroica resistenza degli ucraini, che stanno difendendo la loro terra, le loro case, le loro famiglie, la loro libertà e sovranità, va avanti da ormai un mese. Il nemico è demoralizzato. Durante questo mese, l'esercito russo ha subito maggiori perdite di persone e attrezzature rispetto ai 10 anni di guerra in Afghanistan”.
Alla domanda “Lei è pronto a incontrare il presidente Putin e a quali condizioni?” Zelensky ha risposto: "Sono sempre stato pronto per questo incontro negli ultimi anni, da quando sono stato eletto presidente dell'Ucraina. La guerra nel nostro Paese va avanti da otto anni, anche se la Russia ha in passato affermato al mondo che le truppe russe non erano presenti nel nostro Est". E ancora: "Siamo pronti a discutere i termini del cessate il fuoco, i termini della pace, ma non siamo pronti a subire ultimatum".
L’intervista completa su www.repubblica.it