Il  canto infrange il silenzio che la natura ha protetto nelle profondità della terra scolpita dal mare. Le voci del coro “Ilune” questa sera animeranno un concerto nel cuore delle Grotte del Bue Marino di Dorgali, in un contesto di rara bellezza e suggestione.

L’evento, promosso dall’associazione femminile nata nel 1997 e diretta da Alessandro Catte, si inserisce in un contesto di valorizzazione del patrimonio culturale e paesaggistico che riunisce la sensibilità di una formazione che ha sempre rivendicato l’orgoglio dell’appartenenza con la bellezza di uno spazio che il tempo e il mare hanno ricamato con “sculture” naturali che spezzano il respiro.

Il progetto musicale del coro “Ilune” ha innestato nell’ambito di una tradizione da rispettare, un nuovo modo di concepire lo spirito del canto con l’utilizzo della lingua sarda, aprendosi a inedite soluzioni musicali che hanno saputo imprimere il carattere artistico che contraddistingue il sodalizio. I luoghi del cantare insieme e del proporre una Sardegna “rosa” e decisa, hanno stimolato il percorso, mai banale e ripetitivo delle donne di Dorgali. Nel 2009 il gruppo femminile ha espresso il canto dell’isola nell’aula di Montecitorio per il Concerto di Natale.

Recentemente le pareti delle grotte di Ispinigoli hanno protetto il loro sussurro intonato e rinforzato dai passaggi di tono delle voci. Il concerto odierno completa, per ora, un viaggio emozionale che aderisce al contesto che amplifica e restituisce il fascino della proposta. Al centro dell’iniziativa la direzione perfetta di Alessandro Catte, un grande innovatore della tradizione corale che ha reso “soffice” l’armonico, avendo cura e capacità di entrare nell’universo femminile col tatto di chi ne diventa interprete e testimonianza. Plena de grassia, il lavoro discografico del coro dorgalese di recente pubblicazione, rimanda al concetto di sacro e di religioso con un senso più generale riferito alla figura della donna.

L’eco del canto questa sera stasera si espande nel teatro immobile e pietrificato della natura, dove fasci di luce strappano al buio il mistero dell’esistente. Dove il tempo dimora nella sua eternità. 

Roberto Tangianu