PHOTO
Chi avrebbe mai pensato di storcere un capello a Gigi Riva, un monumento del calcio e della Sardegna che ha sempre visto nel campione il simbolo della vittoria e del riscatto. Le sue gesta fanno parte degli annali del football e a raccontarle sono stati i poeti della scrittura calcistica che nella figura di Gianni Brera identificavano tutto il loro ardore. Enrico Ameri e Sandro Ciotti erano invece le voci di una radio che non c’è più e che aveva la capacità di scaldare i cuori in un epoca in cui di romantico c’era davvero tanto, ma che ora è andato del tutto perduto. Gigi Riva, chiamato dallo stesso Brera “rombo di tuono”, oggi è un ex atleta quasi settantenne che non ha perso lo smalto dei giorni migliori, quando ogni suo gol sembrava una cannonata che teneva lontani gli aggressori dell’Isola di Sardegna. Fama inossidabile e meritata quella di Riva. Un esempio di campione in cui tutto trovava la sua massima esaltazione. Ogni sua espressione era all’altezza dei suoi granitici bicipiti, dal carisma alla sua bontà, dall’ equilibrio alla sua simpatia e umiltà. Certo non amante del protagonismo, soprattutto una volta appese le scarpe al chiodo, ma questo non è un difetto del personaggio, anzi, contribuisce ad accentuare ancora di più il suo modo di essere eterno. Ebbene, ma cosa è successo a Gigi Riva di ciò che già non si conoscesse? E’ rimasto semplicemente vittima del suo buon cuore. Di quel cuore che non fa i conti con quei passaggi a ostacoli che invece ci sono anche nella vita di tutti i giorni e non soltanto in un rettangolo di gioco con la presenza dei difensori avversari e, perché no, anche dell’arbitro. Stavolta è proprio l’arbitro, ovvero il magistrato nel caso di specie, che ha tolto e alzato il cartellino giallo per segnalare una presunta irregolarità riscontrata nella sua recente visita presso il carcere di Boncammino, in compagnia del deputato Mauro Pili, al presidente del Cagliari calcio Massimo Cellino, ivi recluso per le note vicende giudiziarie. Ai suoi tempi, il giudice, severo e gentiluomo, che decideva sul comportamento in campo di Riva era un certo Alberto Barbè, mentre oggi non si sa chi sarà, ma è certo, comunque, che nessun verdetto potrà scalfire l’immagine nitida e luminosa di un campione d’altri tempi come Gigi Riva. Anche l’ultima azione, la visita a Cellino, appunto, non di competenza stavolta del giudice sportivo, è il risultato di un gesto agonistico dove cuore, passione e solidarietà fanno un tutt’uno del personaggio, che è soltanto da amare. Il resto è la cronaca, forse, ma lo dirà il giudice, di un rigore che anche i campionissimi possono sbagliare. Un penalty che però non fa storia e capace anch’esso, conoscendo l’umiltà di Riva, di conquistare la gente.
Dante Tangianu