Le ha cucito la bocca con due spille da balia, l’ha ustionata con il ferro da stiro, l’ha rinchiusa più volte, per giorni, nell’armadio o nel cassettone del divano. La terribile storia è stata raccontata da una donna di Viterbo durante il processo che si è concluso ieri e che ha visto la condanna del marito orco a solo 4 quattro anni di reclusione. Dopo quasi 20 anni di violenza domestica la donna ha trovato il coraggio di denunciare l’uomo che er stato arrestato circa un anno fa e si trovava agli arresti domiciliari a casa della mamma. 

La donna ha raccontato tutto in Aula: la rinchiudeva nel cassettone del divano o dentro un armadio anche per giorni e la faceva uscire solo per preparagli da mangiare o farla andare in bagno. La teneva legata con una catena e un lucchetto. Oppure in pieno inverno la lasciava nuda sul balcone. Più volte l’aveva lasciata in piedi in un angolo della casa per ore. Il terribile racconto prosegue con quella volta che le aveva fatto mangiare una pentola di ragù perché pensava l’avesse cucinata un’amica della donna che detestava l’uomo. L’ha picchiata più volte con una mazza da baseball. Non solo: il mostro è arrivato a cucirle la bocca con due spille da balia per impedirle di parlare. La disperazione ha portato la donna a lanciarsi dal balcone rompendosi una gamba. Lo ha fatto per salvare se stessa ma soprattutto i figli di 11 e 7 anni costretti a vedere quelle scene degne di un film horror. Un calvario durato quasi 20 anni: a testimoniarlo ci sono anche referti medici con prognosi fino a trenta giorni – ma mai un denuncia – e numerose cicatrici sulle mani e sulla bocca.

”Se non gli portavo i soldi per comprare la droga, mi picchiava. Se la sera ero stanca, mi picchiava. Se reagivo, mi picchiava. Se la mattina vestendo i bambini per portarli a scuola facevo rumore e lo svegliavo, mi picchiava” ha raccontato la giovane donna in tribunale.

 

Lui ha fatto un anno di carcere, poi è stato ai domiciliari a casa della madre che ha difeso sempre il figlio dicendo che la nuora mentiva. La madre in tribunale lo ha descritto come una persona buona: “Lui si sa chi è, è un pluripregiudicato, non ha mai lavorato, non si è occupato mai dei figli, assumeva droghe e anche lui una volta beveva, ma è un buono”.

Al termine del processo l’uomo è stato condannato a quattro anni di reclusione per sequestro di persona, lesioni e maltrattamenti in famiglia, così come richiesto dal pubblico ministero.