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1.250 euro di stipendio? Neolaureati meno disposti ad accettare

Cambia l’approccio nei confronti della ricerca del lavoro: i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso formativo

1.250 euro di stipendio? Neolaureati meno disposti ad accettare

Di: Redazione Sardegna Live - Foto simbolo


Aumentano i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato, ma si confermano in calo, anche nel 2023, le retribuzioni dei laureati. Cambia l’approccio nei confronti della ricerca del lavoro: i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso formativo.

È quanto emerge dal 26esimo Rapporto sulla condizione occupazionale dei laureati stilato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea.

In particolare, il Rapporto sul Profilo dei Laureati si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300 mila laureati del 2023 di 78 Atenei e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche. Si tratta di 163 mila laureati di primo livello (55,1%), 102 mila magistrali biennali (34,4%) e 31 mila magistrali a ciclo unico (10,4%).

IL PROFILO DEI LAUREATI - L’età media alla laurea per il complesso dei laureati del 2023 è pari a 25,7 anni: 24,5 anni per i laureati di primo livello, 27,1 per i magistrali a ciclo unico e 27,2 anni per i laureati magistrali biennali. La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato fino al 2022 un miglioramento costante e marcato, anche per effetto della proroga della chiusura dell’anno accademico concessa agli studenti per l’emergenza Covid-19.

Il voto medio di laurea rilevato tra i laureati del 2023 è 104,0 su 110, valore in tendenziale aumento negli ultimi anni (era 102,4 su 110 nel 2013); tale crescita, lieve e costante a partire dal 2015, è particolarmente marcata tra il 2021e il 2022 (+0,5 punti), per poi stabilizzarsi nel 2023. Il 9,8% dei laureati del 2023 ha svolto esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea. Secondo AlmaLaurea, le esperienze di tirocinio curriculare e le esperienze di studio all’estero riconosciute dal corso di laurea sono carte vincenti da giocare sul mercato del lavoro: a parità di condizioni, infatti, chi ha svolto un tirocinio curriculare ha il 6,6% di probabilità in più di essere occupato a un anno dal conseguimento del titolo rispetto a chi non ha svolto tale tipo di attività, mentre chi ha svolto un periodo di studio all’estero riconosciuto dal proprio corso di laurea ha maggiori probabilità di essere occupato rispetto a chi non ha mai svolto un soggiorno all’estero (+17,1%).

LA CONDIZIONE OCCUPAZIONALE DEI LAUREATI - Il Rapporto sulla Condizione occupazionale dei Laureati si basa su un’indagine che riguarda circa 660 mila laureati di 78 Atenei. Aumentano i contratti alle dipendenze a tempo indeterminato e i livelli di efficacia della laurea. Si confermano però in calo, anche nel 2023, le retribuzioni dei laureati, a causa dei livelli di inflazione ancora elevati. È opportuno evidenziare che i dati di AlmaLaurea vanno letti anche alla luce dell’evolversi di un diverso approccio dei laureati nei confronti della ricerca del lavoro, evidenziando una loro maggiore selettività. In particolare, i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso formativo. A un anno dal titolo, infatti, tra i laureati di primo e di secondo livello, non occupati e in cerca di lavoro, la quota di chi accetterebbe una retribuzione al più di 1.250 euro è pari, rispettivamente, al 38,1% e al 32,9%; tali valori risultano in calo, nell’ultimo anno, rispettivamente, di 8,9 e di 6,8 punti percentuali. Inoltre, si dichiara disponibile ad accettare un lavoro non coerente con gli studi il 76,9% dei laureati di primo livello e il 73,0% di quelli di secondo livello; anche in tal caso si tratta di valori in calo, nell’ultimo anno, rispettivamente di 5,9 e 3,0 punti percentuali.

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