PHOTO
Alex Zanardi «ha ricominciato a comunicare con la famiglia». Lo scrive Il Corriere della Sera, spiegando come Federica Alemanno, neuropsicologa dell'ospedale San Raffaele di Milano, ha tenuto a lungo la mano del campione quando, dopo l'incidente di giugno, si stava risvegliando: «Nessuno ci credeva, ha comunicato con la sua famiglia».
Per la neuropsicologa dell'ospedale San Raffaele di Milano, dove il campione di handbike si trovava dopo i primi interventi d'urgenza in seguito al terribile incidente in handbike avvenuto vicino a Siena lo scorso anno «È stata una grande emozione quando ha iniziato a comunicare, nessuno ci credeva. Lui c’era! E ha comunicato con la sua famiglia», ha detto Alemanno, che a lungo ha tenuto la mano del campione quando si stava risvegliando al San Raffaele di Milano.
Alemanno - che ha 36 anni, come si legge sempre sul Corriere della Sera - è responsabile del Servizio di Neuropsicologia e professore alla facoltà di Psicologia dell’Università Vita e Salute, e ha alle spalle una laurea in neuroscienze e un post-dottorato al Dipartimento di Bioingegneria all’University of California San Diego (Ucsd) — ha già accumulato una grande esperienza in campi medici di avanguardia. In particolare nella awake surgery, «la chirurgia da svegli: una tecnica molto particolare che si fa in pochissimi centri in Italia e ha come obiettivo quello di garantire al paziente la migliore qualità di vita possibile dopo un’inevitabile intervento chirurgico».
Alex Zanardi - scrive sempre il quotidiano on line Il Corriere della Sera - sta lentamente recuperando le funzioni vitali. Nel 2001 era riuscito a sopravvivere a un incidente automobilistico, in Germania, che lo costrinse all'amputazione delle gambe. Era poi tornato a correre, in auto e sulla handbike, con cui aveva poi vinto quattro ori e due argenti alle Paralimpiadi.
Il 19 giugno scorso era stato coinvolto in un drammatico incidente proprio sulla handbike. Operato più volte, prima a Siena, poi al San Raffaele, dal 21 novembre Zanardi è stato trasferito nel reparto di neurochirurgia di Padova, a pochi chilometri dalla casa di famiglia. «Stringe la mano su richiesta. Se gli chiedono di fare ok, alza il pollice. Dov’è Daniela? E lui gira appena il capo verso di lei», scriveva qui Carlo Verdelli. «Non è certo la vetta ma almeno siamo ai piedi dell’arrampicata, che è già un risultato insperato».
(Fonte Il Corriere della Sera)